23 dicembre 2006

Gli intrighi di corte vanno avanti

RULLI COMPRESSORI AL CREMLINO
L’inasprimento della lotta all’interno del clan. Chi schiaccia chi sulla strada verso il potere

Chi ha detto che in Russia non ci sono blocchi politici né lotta politica? A mio modo di vedere, questa lotta c’è. Solo che non bisogna guardare la Duma, ma altri posti.
Ecco, per esempio c’è il blocco dell’FSB[1] e il blocco dell’FSO[2]. La loro principale divergenza politica riguarda la questione delle dogane. A dirla rozzamente, la posizione dell’FSB consiste nell’idea che delle dogane non debba impossessarsi qualsiasi corruttore, mentre la posizione dell’FSO consiste nell’idea che delle dogane non debba impossessarsi qualsiasi corruttore, ma poiché come figure concrete di corruttori si intendono persone del tutto diverse, le posizioni vengono ad essere assolutamente inconciliabili.
Uso la parola “blocco” invece della parola “partito” perché si tratta di coalizioni particolarmente ampie. Per esempio, tra quelli che appoggiano il giusto operato[3] dell’FSB, secondo gli esperti, si trovano persone come il ministro della Giustizia Ustinov[4] e il primo vicedirettore dell’amministrazione presidenziale Igor’ Sečin[5] e i loro avversari, secondo alcune voci, includono il capo del “Gosnarkokontrol’”[6] Viktor Čerkesov, che, secondo alcune voci, ha fatto anche rapporto al presidente.
Tracce delle battaglie le abbiamo viste tutti: arresti, dimissioni, interventi dell’OMON[7], la rimozione di Ustinov e un grande repulisti nell’ambito delle dogane. Bisogna dire che al momento presente il blocco che viene associato al nome di Sečin è chiaramente vincitore. Questo è evidente perché gli avversari di questo blocco, una volta rimossi dai loro posti, ne sono stati effettivamente privati (come, per esempio, il vice capo del ministero degli Interni Novikov[8]), mentre alcuni funzionari dell’FSB, rimossi con decreto presidenziale nel corso del conflitto, occupano in silenzio i loro uffici come prima.
Ma
se il sig. Ustinov riuscisse a distaccare dalla procura, dal ministero degli Interni e dall’FSB la Commissione Investigativa, che concentra tutte le indagini nelle proprie mani, questa non sarebbe più soltanto una vittoria. Sarebbe, per così dire, la presa di Berlino[9].
Ci sono anche altri due blocchi, che potremmo chiamare il “partito dell’erede” e il “partito del terzo mandato[10]”, - il partito di Medvedev[11] e quello di Sečin. Questi non sono del tutto identici ai due blocchi della guerra delle dogane, ma non sono neanche del tutto diversi. Il motivo del conflitto tra blocchi sta nel fatto che in caso di addio del presidente molti al Cremlino perderebbero la posizione che hanno adesso e fra l’altro i rappresentanti di un blocco hanno motivo di pensare che saranno piazzati più in alto e i rappresentanti di un altro che saranno piazzati più in basso. E se in precedenza, ai tempi del Rinascimento, tali divergenze tra sostenitori di diverse piattaforme ideali erano decise con l’aiuto del veleno e del pugnale, adesso i costumi si sono notevolmente ingentiliti – e la lotta invisibile al mondo si accompagna a un meschino agitarsi di procedimenti penali. Come quelli che sono stati avviati nei confronti degli ex compagni del ministro Zurabov[12].
All’interno di “Russia Unita[13]” ci sono profondi e tragici dissensi tra la sig.ra Sliska[14] e il sig. Volodin[15]; là si tratta sia della proprietà del 19% delle azioni della fabbrica “Transmaš[16]” sia di quella sull’appartenenza del parlamento di Saratov[17]. Nella “Gazprom” ci sono non meno di quattro partiti e quanto al governo, è terribile solo pensarci – si possono contare almeno tre blocchi, fra l’altro con un programma politico perfettamente identico: “Di questo casino non sono colpevole io, ma tu!”.
Oppure prendiamo l’incendio nella casa del sacerdote Andrej Nikolaev[18] nel villaggio di Prjamuchino nella regione di Tver’[19]. Davanti ai nostri occhi questo orribile incendio è diventato oggetto del contendere di due partiti.
Uno si potrebbe chiamare convenzionalmente il “partito dei PR” – ad esso serve qualsiasi notizia da usare come pretesto per coprire il caso Litvinenko. E non erano ancora riusciti a rimuovere i resti carbonizzati che dagli schermi televisivi comunicano: Incendio doloso! Minacce
! Tre bambini! La piccola madre[20] incinta bruciata viva! Il sangue si gela nelle vene in un paese in cui i trafficanti di vodka di contrabbando bruciano vivo un sacerdote coi tre figli piccoli e la moglie incinta solo perché impediva alla gente di bere, anche il polonio-210 passa in secondo piano.
Ma qui all’improvviso entrano in gioco gli interessi dell’altro partito, che si potrebbe chiamare il “partito degli sbirri”. Ma che volete dire, chiedono minacciosamente, che il casino nel paese è giunto a un tale punto, che davanti a tutto il villaggio i distillatori di vodka casereccia bruciano vivo un prete coi figli perché non impedisca loro di guadagnare e tutto il villaggio lo sa? Ed ecco che da parte del secondo partito già si insinua: essi stessi hanno appiccato il fuoco[21]. Cosa
? Minacce? Non c’è stata alcuna minaccia. Cosa, avevano già dato fuoco alla casa? Ma che dite!
Vi invito a fare attenzione al fatto che tutto questo avviene ancor prima del termine di qualsiasi indagine, che lo sfortunato padre Andrej è rimasto bruciato in modo tale che di lui sono rimasti solo la croce e il teschio, insomma tutte queste dichiarazioni in generale non hanno a che fare con la realtà, ma hanno a che fare solo con la necessità di sfruttare queste notizie da parte dell’uno o dell’altro clan.
E al fatto che i blocchi sono assolutamente inconciliabili, perché qui non si tratta di qualche manifesto o statuto, ma di denaro e di posti importanti. E qui sta la faccenda: un manifesto si può correggere, si può giurare fedeltà a due padroni in una volta, ma se si tratta di rubli, è difficile far finta che li abbia Ivan Ivanovič, se li ha Pëtr Petrovič.

Julia LATYNINA[22], articolo speciale per la “Novaja Gazeta”,
http://2006.novayagazeta.ru/nomer/2006/94n/n94n-s00.shtml


11.12.2006 (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Federal’naja Služba Besopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il servizio segreto russo principale, erede del KGB.

[2] Federal’naja Služba Ochrany (Servizio Federale di Protezione), altro servizio segreto russo, incaricato di proteggere gli alti funzionari e le proprietà dello Stato.

[3] Qui si ironizza, ovviamente.

[4] Vladimir Vasil’evič Ustinov, che a suo tempo, come magistrato, si è occupato degli attentati del 1999 che hanno dato il via alla “seconda guerra cecena”, del magnate dell’informazione Gusinskij, del sottomarino “Kursk”, di Chodorkovskij…

[5] Igor’ Ivanovič Sečin, presidente del consiglio dei direttori del colosso petrolifero “Rosneft’”, che molto si è giovato della dissoluzione del colosso JUKOS di Chodorkovskij.

[6] Abbreviazione che sta per “controllo statale dei narcotici”, nome non ufficiale del “Servizio Federale della Federazione Russa per il Controllo sul traffico di Narcotici”.

[7] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), analogo russo della nostra Celere, che non di rado si segnala per la propria brutalità.

[8] Andrej Novikov, che nel 2001 dal posto di comandante di una stazione di polizia di San Pietroburgo ascese direttamente alla dirigenza del ministero degli Interni.

[9] La presa di Berlino durante la Seconda Guerra Mondiale garantì ai sovietici il controllo su mezza Europa per oltre quarant’anni…

[10] Per avere un terzo mandato presidenziale Putin dovrebbe cambiare la costituzione russa, che prevede al massimo due mandati presidenziali consecutivi.

[11] Dmitrij Anatol’evič Medvedev, primo vice premier, è considerato il possibile erede di Putin.

[12] Michail Jur’evič Zurabov, ministro della Sanità, assai contestato a causa della riforma che ha sostituito le agevolazioni di cui godevano i pensionati con indennizzi in denaro assolutamente insufficienti.

[13] Il partito nato per sostenere Putin, detto anche “partito del potere”.

[14] Ljubov’ (in russo significa “amore”…) Konstantinovna Sliska, primo vice presidente della Duma, la camera bassa russa.

[15] Vjačeslav Viktorovič Volodin, uno dei vice presidenti della Duma.

[16] Fabbrica di materiale ferroviario, di cui Sliska possiede il 19% delle azioni.

[17] L’equivalente di un consiglio regionale, che presiede alla regione di Saratov, a sud di Mosca, e che protesta contro la Duma a causa di uno stabilimento per lo smaltimento di armi chimiche presente sul proprio territorio.

[18] Fatto di cronaca che ha fatto molto parlare: nella notte del 2 dicembre il pope Andrej Nikolaev, la moglie incinta e i loro tre figli sono morti nell’incendio appiccato alla loro casa.

[19] Città a nord di Mosca.

[20] Matuška, diminutivo di mat’, “madre”, appellativo della moglie del pope.

[21] In effetti c’è chi cerca di sostenere l’assurda versione del pope impazzito che da fuoco alla propria casa bruciando vivo anche se stesso…

[22] Julija Leonidovna Latynina, giornalista economica e scrittrice di libri gialli e fantasy.

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