22 marzo 2007

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Il sostituto procuratore generale russo Aleksandr Zvjagincev: “Litvinenko era un testimone importante per noi”

Vladimir Perekrest[1]

Il meccanismo per l’estradizione di persone nei confronti delle quali è stato spiccato un mandato di cattura internazionale deve essere sostanzialmente modernizzato. A questa conclusione sono giunti i partecipanti alla riunione del Consiglio Consultivo dei Giudici Europei, conclusasi recentemente a Strasburgo. In questo forum la Russia era rappresentata dal sostituto procuratore generale Aleksandr Zvjagincev, che cura i rapporti con le forze dell’ordine estere. Sul perché i latitanti non vengono estradati in Russia, su come procedono le indagini sul caso Litvinenko e per quale motivo sia noto il secondo procuratore generale russo Nikita Trubeckoj Aleksandr Zvjagincev ha parlato al corrispondente speciale delle “Izvestija”[2] Vladimir Perekrest.

”La dipartita di Litvinenko era estremamente indesiderata”

Domanda: Aleksandr Grigor’evič, Lei è appena tornato da Strasburgo. Quali questioni sono state risolte là?

Risposta: A Strasburgo ho partecipato alla riunione del Consiglio Consultivo dei Giudici Europei. Su istanza della Russia tra gli indirizzi prioritari di lavoro per l’anno 2007 è stata inclusa la questione dell’aumento dell’efficacia della collaborazione internazionale nei procedimenti penali. Come riteniamo, questo aiuterà a perfezionare i meccanismi per l’estradizione degli imputati, in quanto i documenti internazionali in vigore sono invecchiati in modo significativo. Per esempio, la convenzione europea di estradizione quest’anno compie 50 anni.

D.: La questione più “calda” nell’ambito dell’attività internazionale della Procura Generale è l’indagine sull’avvelenamento di Aleksandr Litvinenko. Come procede?

R.: Già due mesi fa abbiamo indirizzato un’istanza al ministero degli Interni della Gran Bretagna per fornire aiuto a risolvere questo caso. Abbiamo delineato una cerchia di persone, che vorremmo interrogare in Inghilterra – sono più di 100 persone, tra cui anche russi che vivono là. Inoltre vorremmo che ci fosse dato il permesso di ispezionare una serie di oggetti e di condurre altre indagini. Abbiamo già raggiunto un accordo di principio e il lavoro è già cominciato. Recentemente è tornato da Londra un nostro gruppo d’avanguardia, che ha lavorato in modo abbastanza produttivo con i colleghi di Scotland Yard. Penso che abbiamo davanti a noi più di un viaggio in Gran Bretagna, poiché alcune nostre versioni vanno elaborate anche nella nebbiosa Albione.

D.: La stampa parla di alcuni seri attriti tra la Procura Generale Russa e gli inglesi...

R.: Finora non ci sono seri attriti. Siamo continuamente in contatto con l’ufficio di Procura della Corona, il ministero degli Interni e Scotland Yard. Ma purtroppo le questioni tecniche e procedurali portano via troppo tempo, vorremmo che fossero risolte più in fretta. L’anno scorso, quando gli inglesi ci hanno chiesto (a proposito dello stesso caso Litvinenko) di dar loro il permesso di venire qui, non ci siamo messi a insistere sull’osservanza di alcune formalità, ma abbiamo deciso la questione in modo operativo – letteralmente dopo pochi giorni erano già a Mosca e lavoravano qui insieme a noi, quanto era loro necessario. Davvero non abbiamo diritto di contare sulla reciprocità?

D.: Negli organi di stampa inglese si afferma quasi direttamente che le tracce del crimine conducono in Russia e come principale sospettato indicano Andrej Lugovoj[3]. Ecosì?

R.: Con lo stesso successo possiamo parlare di tracce che condurrebbero in Gran Bretagna – io penso che noi non abbiamo meno prove al riguardo. Ma non lo facciamo e non lo faremo finché non avremo compreso bene la situazione. Le persone intelligenti capiscono tutto e non credono molto alle insinuazioni fatte sulle pagine di alcuni giornali. Attendiamo i risultati delle indagini. A proposito, quanto a Lugovoj: il suo nome è ricordato solo dalla stampa, non abbiamo ricevuto alcun documento ufficiale dagli organi giudiziari della Gran Bretagna.

D.: La Procura Generale ha già alcune ipotesi su chi avrebbe potuto avvelenare Aleksandr Litvinenko?

R.: Non semplici ipotesi, ma elaborazioni abbastanza interessanti. Ma per ora preferirei non renderle note. La dipartita di Litvinenko era per noi estremamente indesiderata. Non solo per motivi umani, ma anche dal punto di vista delle indagini. Questi era un testimone importante per una serie di casi che la Procura Generale sta esaminando e le cui tracce conducono in Inghilterra. A proposito, questo è ben noto in Gran Bretagna – a chi deve saperlo.

”Agiamo con severità, ma con attenzione”

D.: Nel corso dei viaggi a Londra ha in programma di incontrarsi con Berezovskij[4]? E in generale quanto è reale la possibilità dell’estradizione di quelli che si sono nascosti in Inghilterra?

R. : Berezovskij è una di quelle persone che intendiamo interrogare sul caso Litvinenko, con gli inglesi abbiamo raggiunto un accordo al riguardo. Per quel che riguarda la questione dell’estradizione, la nostra posizione non è cambiata. L’Inghilterra, com’è noto, è un paese che si basa sulle tradizioni e sui precedenti. Ricordiamo degli esempi storici. Dopo l’insurrezione sulla piazza del Senato[5] il decabrista[6] Nikolaj Turgenev fuggì in Inghilterra. E nonostante numerose richieste dello stesso zar, gli inglesi non lo consegnarono. La stessa storia avvenne con il rivoluzionario del gruppo Narodnaja Volja[7] Lev Gartman, che aveva preso parte all’attentato ad Alessandro II[8]. Tali esempi mostrano chiaramente quale sia la tradizione della giurisprudenza inglese, tuttavia non c’è motivo di lasciar perdere: l’acqua scava la roccia.

A questo riguardo la concezione del mondo è cambiata sostanzialmente rispetto al XIX secolo. Ogni cosa ha il suo tempo.

D.: Le richieste della Procura Generale russa sono viste ovunque con difficoltà o solo in Inghilterra?

R.: Ritenere che ci rifiutino sempre e ovunque con cattiveria è un grosso errore. L’anno scorso ci hanno rifiutato l’estradizione di solo 36 persone, mentre la Russia ha rifiutato di estradare 334 persone – in pieno accordo con le leggi russe e internazionali. Come si diceva nell’antichità, “agiamo con severità, ma con attenzione, per non fare ad alcuno cosa disonorevole”. Anche i poco numerosi rifiuti di estradizione a seguito di nostre richieste di principio sono fondati. O queste persone sono cittadini dei paesi a cui si fa richiesta (neanche la Russia estrada i propri cittadini) o secondo le leggi di quello stato, dove il ricercato si nasconde, il delitto per cui è incriminato è già caduto in prescrizione o manca un accordo sull’estradizione. Ma alcuni rifiuti suscitano dubbi — quando una persona, ricercata per reati puramente penali, non viene estradata perché in Russia sarebbe perseguitata per motivi politici.

D.: Tra i ricercati ci sono molte persone accusate di gravi reati?

R.: Solo nei paesi del “vicino estero”[9] si nascondono adesso oltre 200 persone accusate di reati gravi e particolarmente gravi. Ci sono anche persone che hanno sottratto risorse dello stato, rei di gravi frodi, corrotti e omicidi.

Non poveri, ma onesti

D.: Molti ricercati non si riconoscono colpevoli. Probabilmente sarebbero felici di tornare e collaborare con le indagini, ma conoscono fin troppo bene la “saggezza” popolare: una confessione sincera alleggerisce la coscienza, ma aggrava la punizione.

R.: Una pratica del genere, secondo cui la confessione aggrava la punizione, può essere portata avanti solo da persone ottuse. Questa è una forzatura. Questo atteggiamento secondo cui bisogna essere spietati con l’avversario mentre è debole, come dicevano in epoca sovietica, va superato. Se una persona, anche solo per un mese, sta in un carcere per la detenzione preventiva, capirà di cosa si tratta. Perciò io non sono un sostenitore di lunghi periodi di detenzione per persone che hanno commesso reati di poco conto — a queste vanno applicate altre misure, fra queste anche quelle non legate alla detenzione. Questa è la posizione del procuratore generale, più di una volta ne ha parlato anche al Consiglio d’Europa e all’ultima seduta collegiale della Procura Generale e all’incontro dei dirigenti degli organi giudiziari. “Se il crimine è di poco conto, la persona è degna di compassione” — la procura russa ha operato sulla base di queste parole del metropolita di Mosca Filaret[10] nei suoi primi anni e queste, di principio, sono ancora il motto del nostro operato.

D.: Ma molti suoi colleghi sono convinti che la paura di una dura punizione limiti la criminalità.

R.: Questo è vero, sia pure in parte. Si ritiene che tra i quasi 500 fattori che inducono a un comportamento criminale, gli organi giudiziari possano influire forse sul 20-25% dei casi. In sociologia esiste questo concetto: lanomia. E’ un periodo, in cui nella società ha luogo una perdita di prestigio del diritto, quando la legge e le norme comunemente accettate smettono di influire sul comportamento di molte persone. L’anomia si origina quando tra le persone si fa largo il pensiero che i propri diritti non possono essere difesi e le proprie necessità essenziali non possono essere soddisfatte in modo legale. In questi tempi ha luogo una rivalutazione dei valori e degli stereotipi del comportamento, aumentano enormemente la corruzione e gli altri reati. Da questo stato di cose, grazie a Dio, stiamo già uscendo. Non di meno esistono ancora fenomeni residuali. Ecco i dati di un sondaggio di opinioni: si possono trasgredire i principi morali per arricchirsi? Tra i pensionati solo il 21% sarebbe d’accordo se i loro figli rispondessero positivamente a questa domanda. Ma il 59% è convinto: che i figli siano poveri, ma onesti. Ma tra i giovani il quadro è totalmente diverso: solo il 28% ritiene che non si possano sacrificare i principi morali in nome della ricchezza, ma il 54% ritiene che si possa. Questo crea un notevole stato di allarme: perché tra la disposizione a trasgredire la morale e quella a trasgredire la legge la barriera è molto sottile.

La spirale della storia

D.: Lei ha un piano per far rinascere il rispetto per la legge?

R.: Questo non è un compito dei più facili, perché l’osservanza della legge non è mai stata considerata la maggiore virtù della Rus’[11]. Penso che lo si possa risolvere solo in collaborazione con la chiesa ortodossa russa e altre confessioni tradizionali della Russia. Ma in generale l’educazione al rispetto della legge deve diventare un programma statale. Per esempio, ancora in epoca sovietica, alla fine degli anni ‘80, fu elaborato il progetto di legge “Sull’educazione giuridica generale”[12], lo ricordo bene, in quanto io stesso presi parte alla sua elaborazione. Comunque non fu messo in atto. Perché non ritornarci adesso? Nell’educazione alla legalità devono giocare un ruolo importante anche i mezzi di informazione di massa. Per esempio, la stampa parla estremamente poco dell’attività della procura nella difesa dei diritti umani. Ma tra l’altro la nostra esperienza in questo campo ha richiamato grande interesse anche presso il dipartimento per i diritti umani del Segretariato del Consiglio d’Europa. Su proposta della Russia la questione delle funzioni della procura al di fuori dell’attività penale e processuale è stata inclusa tra le priorità dei lavori del Consiglio Consultivo dei Giudici Europei per il 2008. Si tratta della difesa dei diritti umani.

D.: Lei è un noto conoscitore della storia della procura russa. Quali antiche indicazioni dei dirigenti della Sua istituzione sono ancora attuali?

R.: Già 250 anni fa il secondo procuratore generale della Russia Nikita Jur’evič Trubeckoj, che, tra l’altro, risolse molto degnamente anche la questione demografica – ebbe 18 figli da due mogli e inoltre scrisse dei versi non brutti, indirizzò una circolare ai procuratori locali (cito a memoria, se sbaglio, siate indulgenti): “Abbiate la massima attenzione, perché le persone arrestate non siano più trattenute a lungo e che i procedimenti che li riguardano siano esaminati e decisi secondo le leggi”. Questo resta ancora un problema. Non molto tempo fa il procuratore generale ha firmato una serie di documenti con richieste tassative: i procuratori devono illustrare i casi, in cui una persona è stata detenuta illegalmente, porla subito in libertà e intraprendere misure nei confronti della persone, che hanno permesso che la cosa avvenisse. Ecco qual è la spirale della storia.



I ricercati VIP della Procura Generale russa.

Achmed Zakaev[13]: sospettato di organizzazione di formazioni armate illegali.

Boris Berezovskij: sospettato di atti indirizzati a una presa di potere tramite l'uso della violenza e di frode.

Leonid Nevzlin[14]: sospettato di essere mandante di omicidi e appropriazioni indebite e di evasione fiscale.



[1] In russo significa “incrocio”…

[2] “Notizie”, il giornale dalla cui versione online (http://www.izvestia.ru/investigation/article3101895/) traggo questo articolo. Le “Izvestija” era il giornale d’informazione sovietico, mentre la “Prava” (Verità) riportava i comunicati ufficiali. Di qui la battuta “non ci sono verità nelle Notizie e non ci sono notizie nella Verità”. Dopo la caduta del regime sovietico, le “Izvestija” hanno goduto di relativa libertà per poi finire sotto il controllo del colosso energetico di Stato Gazprom e di fatto dell’establishment di Putin.

[3] Andrej Lugovoj è un ex agente segreto russo, con cui Litvinenko ha pranzato prima di sentirsi male a causa dell’avvelenamento che l’ha ucciso. Lugovoj significa “della prateria” e lugovoj volk (lupo della prateria) è il nome russo del coyote. Nomen omen?

[4] Boris Abramovič Berezovskij, controverso uomo d’affari russo, che adesso risiede in Gran Bretagna con lo status di rifugiato politico.

[5] L’insurrezione compiuta nel dicembre 1825 da un gruppo di ufficiali, che miravano a fare del regime zarista una monarchia costituzionale (anche se alcuni di essi erano di idee repubblicane).

[6] Gli insorti furono chiamati “decabristi” perché agirono in dicembre (dekabr’ in russo).

[7] “Volontà” o anche “Libertà Popolare” (Volja ha entrambi i significati), gruppo rivoluzionario terroristico che agiva in Russia alla fine dell’800. Il corsivo è mio.

[8] Zar russo noto per la sua politica di riformatore sociale (aveva posto termine alla servitù della gleba nel 1861), ma anche per l’intransigenza verso i sudditi stranieri – ai polacchi impedì persino di usare la loro lingua –, rimasto vittima di un attentato terroristico di Nardonaja Volja.

[9] Così vengono chiamati in Russia le repubbliche che facevano parte dell’Unione Sovietica. Le virgolette sono mie.

[10] Figura controversa della storia russa. Fëdor Nikitič Romanov, figlio di un fratello della prima moglie di Ivan il Terribile, fu costretto a farsi monaco durante le lotte per la successione a suo zio e prese il nome Filaret (etimologicamente “amante dell’eccellenza”). Fu patriarca di Mosca mentre regnava come zar suo figlio Michail e fu una sorta di “eminenza grigia”.

[11] Zvjagincev usa l’antico nome della Russia.

[12] Le leggi russe non hanno un numero, ma un titolo.

[13] Ministro degli Esteri del governo indipendentista ceceno in esilio.

[14] Leonid Borisovič Nevzlin, ex braccio destro del petroliere Michail Borisovič Chodorkovskij, fuggito in Israele e divenutone cittadino (anche grazie alle sue origini ebraiche).

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