30 luglio 2007

Un esercito-spettacolo? O un esercito in vendita?

Esercito a richiesta[1]

Nuovi divertimenti aziendali: volare su un caccia, sparare da un carro armato e ascoltare l’inno eseguito dall’ensemble Aleksandrov[2] (solista – il direttore della vostra azienda)

Allinizio pensavamo di scherzare. Preparando i festeggiamenti per il compleanno della “Novaja gazeta”, ritenevamo che non sarebbe stato male organizzare la giornata del turismo militare. Avevamo persino pensato un programma:

Un razzo Bulava[3] garantisce l'invio degli inviti.

— I “Russian Knights”[4] scrivono nell’aria il nome dell’azienda.

— L’ensemble di canto e danza Aleksandrov esegue l’inno aziendale.

— Un reggimento composito delle VDV[5] organizza spettacolari esibizioni con rottura di mattoni sulla testa di chiunque lo desideri.

— Il top management può portare in giro una valigetta atomica.

Ma poi abbiamo pensato: ma davvero tutto questo è possibile? E ci siamo messi a telefonare alle istituzioni militari, presentandoci come segretari di una piccola compagnia petrolifera.

Si è chiarito che tutto questo è possibile. E perfino per relativamente pochi soldi… Cosicché se avete soldi e non sapete come organizzare una festa – rivolgetevi ai reparti del ministero della Difesa.

Le pattuglie acrobatiche “Rus’”[6] e “Russian Knights”

Il fondo di sostegno dell’aviazione “Russkie Vitjazi”, a quanto dice il sito ufficiale, “realizza programmi per l’intervento della pattuglia acrobatica “Russkie Vitjazi” in iniziative di tipo sociale, tecnico o in presentazioni… collabora all’allestimento di esibizioni spettacolari”.

Il direttore del fondo Jurij Michajlovič Želtonogin era propenso a collaborare subito:

- Ci occupiamo spesso di feste aziendali. C’è stata l’Ingosstrach[7], la Rosgosstrach[8], la TNK[9], la Omega Metall[10]...

Nel programma della festa aziendale ci sono: lo spettacolo aeronautico dei Russian Knights o della pattuglia acrobatica Rus’ (a scelta), un volo in elicottero, lanci con il paracadute in coppia con un istruttore e un banchetto.

- Ma quanti siete?

- Circa trecento.

- Oh, c…[11] E io pensavo sui 30. Allora non ci sarà modo di far volare tutti.

Ci mettiamo d’accordo: volerà il top management, con gli altri collaboratori ce la caveremo con lo spettacolo aeronautico. I voli di esibizione si svolgeranno sopra l’aeroporto a Kubinka[12], sono pronti a chiuderlo agli estranei per tutto il giorno. I tavoli da banchetto sotto la tenda sono già pronti, si può ordinare il menù sul posto ($10 a persona) o invitare la propria compagnia di catering (che organizza i buffet in trasferta). Il tragitto con gli elicotteri Mi-8[13], Мi-2[14] o Gazelle[15], con gli aerei An-2[16] e Morava[17] si può organizzare liberamente: si può volare su tutta la regione di Mosca, spingersi fino a Borodino[18] (“Là ci sono certi bei paesaggi!”). Si può passare lungo l’MKAD[19].

Le manovre acrobatiche che ci mostrano sono compiute su aerei sportivi (ci hanno promesso gli Jak-32[20]). Volano ex piloti della squadra dei Knights. Dopo lo spettacolo aeronautico i piloti possono unirsi al banchetto.

Si può chiamare la squadra titolare dei Russian Knights, ma non è per le nostre tasche. “Non sono per le tasche di nessuno. Per un aereo ci vogliono 70.000 dollari”, – spiega Želtonogin. Ma invitare la pattuglia acrobatica Rus’ si può e per l’esibizione di tre Il-39[21] ce la caviamo con 10.000 dollari.

Il costo dello spettacolo aeronautico con banchetto e voli va da ottomila a ventimila dollari. Per una festa aziendale è un prezzo medio: metà del cachet di Vèrka Serdjučka[22].

Museo storico-militare dell’armamentario e della tecnica dei mezzi blindati

- E poi possiamo portarvi al museo dei carri armati di Kubinka! - Jurij Michajlovič non vuole perdere un cliente.

- Beh, il museo… – ho detto dubbioso.

- Adesso è chiuso per restauri, altrimenti non ci andreste! – ha detto con aria da tentatore Želtonogin. – Ma per voi lo apriamo in via eccezionale e vi mostriamo tutto.

- E si può andare sui mezzi?

Želtonogin si è messo a pensare.

- No, nel museo non si può… Ma vi portiamo un carro armato direttamente al banchetto!

Lo schema, come ha spiegato Želtonogin, è il seguente: di giorno, davanti agli occhi di tutti, un vero carro armato dei tempi della Seconda Guerra Mondiale viene portato fuori dal museo. Quale di preciso, per ora non si sa: dipende da quali carri armati funzionano adesso e “da altre circostanze”. Più probabilmente, ha ipotizzato Jurij Michajlovič, ci toccherà un Т-38 “Praga”, fatto nella Repubblica Ceca[23] per il Terzo Reich o una BMP (boevaja mašina pechoty[24]). Su questi si potrà andare in giro (“Anche tutti, però a turno!”) e sparare. Molto, a dire il vero, non si spara: il prezzo di un colpo a salve è di $300. “Inoltre l’apertura della festa si può fare in modo solenne: il vostro direttore siede nel carro armato, spara…” – immagina Jurij Michajlovič.
Il prezzo del carro armato comprensivo di consegna è qualcosa come $1500-2500.


Le truppe scelte aviotrasportate

- Ma come si fa per vedere un’esibizione dei vostri soldati? Il 45° reggimento, per esempio? – durante la conversazione con il colonnello Čerednik, addetto stampa delle VDV mi presento come giornalista e perciò la prendo larga.

- Venga, abbiamo delle videoregistrazioni. O venga nei giorni di “porte aperte”. Può anche mandare un fotografo.

- Ma come abbiamo sentito dire i ragazzi si esibiscono a ogni tipo di festa? Anche aziendali

- Beh, si esibiscono. Alla festa del “Moskovskij Komsomolec”[25], per esempio. Perché siamo amici.

- Ma al di fuori dellamicizia?

- C’è qualcosa che non mi avete detto, – il colonnello Čerednik tace. – Voi, probabilmente, dovete organizzare una festa aziendale? – si illumina.

- Beh, come dire…

- Ma perché non l’ha detto subito? Si può, si può organizzare, la “Novaja Gazeta”, pare, non ha scritto male delle VDV.

- Ma quali sono i costi, per esempio?

- Per soldi non si fa nulla, – il colonnello è inflessibile e io penso di aver trovato l’unico corpo incorruttibile dell’esercito, – perché i soldi, – prosegue Čerednik, – sono corruzione di pubblico ufficiale. Ma se comprate un televisore per la compagnia, allora non è già più corruzione, ma il sostegno di uno sponsor e un’esibizione per uno sponsor è semplicemente il nostro eno-orme ringraziamento da soldati.

Spieghiamoci: per i propri televisori, computer e fotocopiatrici i reggimenti delle VDV hanno già detto grazie agli ex militari delle truppe scelte che se ne sono andati per darsi agli affari. A seconda delle attuali necessità tecniche il famoso 45° reggimento delle VDV può organizzare esibizioni spettacolari di 10-20 minuti. Le esibizioni comprendono: sparatorie a salve con armi automatiche, esplosioni di petardi, combattimenti (all’arma bianca, con coltelli e bastoni), combattimenti inscenati con uno o due avversari, l’imitazione dell’attacco a una guardia e a un convoglio e anche la rottura di mattoni e bottiglie con la testa e altre parti del corpo.

Tutto quello che serve è uno spazio di 10 o 15 metri e una lettera al comandante delle VDV, il generale di corpo d’armata Kolmakov.

Il colonnello Čerednik ha accuratamente aggirato le domande sul costo preciso dell’esibizione, sottolineando, tuttavia, che non sarà alto: “Il televisore per la compagnia costa seimila rubli[26]. Per voi non sono molti soldi, ma per i soldati è una spesa inaffrontabile. La loro paga è di 400 rubli[27] e con quella vogliono anche comprarsi i pirožki[28]”.

- In effetti non molto tempo fa abbiamo organizzato un’esibizione spettacolare in una scuola in occasione di un concorso di disegno per bambini – ci ha reso partecipi il colonnello. – Ma voi chiamerete la televisione alla vostra festa ? – ha voluto sapere all’improvviso.

- E sul giornale ne scriverete? Bene. Se ne scriverete. In effetti dobbiamo anche mostrare, che le VDV sono vive!

Ensemble accademico di canto e danza Aleksandrov dell’esercito russo

- Vi serve un coro, un’orchestra o un balletto? – Viktor Grigor’evič Kadinov, amministratore principale dell’ensemble, era affabile. – Tutto ? Non ci sono problemi. Abbiamo 130 persone. Potete venire nella nostra sala da concerti, possiamo venire da voi. Ci siamo esibiti a feste aziendali, nel Maneggio[29] e nel Museo Puškin[30].

- Ma a Kubinka venite? Noi andremo in giro sui carri armati là.

- Certamente, solo che degli autobus per gli artisti dovrete occuparvi voi.

L’esibizione del coro, del balletto e dell’orchestra dura in media due ore e mezza, ma quando ho comunicato che la nostra festa si prolungherà per due giorni, Viktor Grigor’evič ha accondisceso con facilità a un’esibizione dell’ensemble per due giorni.

Il repertorio viene stabilito in anticipo. L’ensemble può eseguire sia canti militari, sia pezzi classici, sia romanze. Si può invitare gli artisti ad unirsi al banchetto e i partecipanti alla festa ad unirsi agli artisti: neanche all’idea che il nostro direttore generale cantasse con il coro (“non è certo Placido Domingo, ma è un baritono niente male”) Viktor Grigor’evič si è opposto. I colleghi hanno proposto di chiedere quanto si dovrebbe pagare in più, perché i coristi si esibissero con le pinne ai piedi (e se l’azienda del committente vendesse equipaggiamento per subacquei?), ma non ne abbiamo avuto il coraggio: sono comunque militari…

Il costo medio del concerto è sui 150.000 rubli (“Ci mettiamo d’accordo. Entro limiti ragionevoli”).

- Solo che questo non comprende il vitto. Voi sapete che spetta a voi occuparvi del vitto. – si è preoccupato Viktor Grigor’evič.

- Ma le immagini della vostra esibizione possono essere utilizzate per il nostro calendario aziendale? E si può registrare un video?

- Sì, certo! Venite, questo non si fa per telefono. Scrivete solo una dichiarazione per il direttore dell’ensemble.

- Dunque tutto è fatto ufficialmente attraverso l’amministrazione militare?

- Ma certo!

Il nostro conto

- Ordinare un carro armato............$1500-2500
- Invitare la pattuglia acrobatica
Rus’ (per tre aerei).....$10000
- Invitare la pattuglia acrobatica
Russian Knights..................$70000
(per 1 aereo)
- Invitare il 45° reggimento
delle VDV.....televisore in caserma ($250)
- Invitare l’ensemble
Aleksandrov..............
от $6000

P.S. La festa della “Novaja gazeta” si è svolta in modo pacifista: i carri armati non hanno sparato, nessuno ha rotto mattoni con la testa. Il 24 maggio il collettivo della “Novaja gazeta” ha festeggiato (in ritardo) il tredicesimo compleanno del giornale con una gita sul civile e assai pacifico battello “Denis Davydov”[31] sul canale Moscova-Volga. Lo show delle truppe scelte è stato sostituito da un bagno nel fiume e i voli dei caccia sono stati sostituiti da quelli degli aerei che volavano bassi in partenza da Šeremet’evo[32]. La gita si è conclusa con una partita di calcio “Novaja gazeta” contro “Novaja gazeta”. Ce la siamo cavata senza “Kalinka” cantata dal coro Aleksandrov, mentre la “Pesnja pro zajcev”[33] in versione karaoke è stata eseguita tre volte.

Sottotesto

“Basta che non si esibiscano in zona per i fratellini”

Come è stato spiegato alla “Novaja gazeta” nell’ufficio stampa del ministero della Difesa, l’esercito non può prestare nessun servizio di tipo ricreativo. L’ensemble Aleksandrov ha diritto a una propria attività commerciale, purché non diverga dalle posizioni delle istituzioni del ministero della Difesa. Citando l’addetto dell’ufficio stampa, “basta che non si esibiscano in zona per i fratellini”.

“Se volete invitare uomini delle truppe scelte alla festa del giornale, questo si può fare. Ma se si tratta di esibirsi per soldi a una festa aziendale – non si può fare. Oppure sono rimasto proprio indietro”, – ha spiegato l’addetto dell’ufficio stampa. E ci ha assicurato, che se ci fossimo rivolti alla divisione Kantemirovskaja[34] o alla flotta Settentrionale, non avremmo avuto né un carro armato né un sottomarino atomico.

Il museo storico-militare di Kubinka è un’impresa unitaria e questa, come i Russian Knights, ha un suo statuto, che permette di svolgere un’attività commerciale, anche se è incomprensibile perché questo statuto non corrisponda alla legge “Sullo status dei militari”[35], che proibisce loro di svolgere un’attività commerciale.


Cosa non abbiamo comprato dall’esercito
ALCUNI FATTI DELLA VITA
DEI REPARTI DEL MINISTERO DELLA DIFESA

- Un soldato delle truppe interne del ministero degli Interni, di stanza a San Pietroburgo, è stato costretto a prostituirsi. Come ha dichiarato a febbraio di quest’anno uno dei commilitoni della vittima, i suoi clienti erano banchieri e ufficiali e, pare, anche colonnelli dell’FSB[36] e generali in congedo. Il comando del reparto nega tutto. Come afferma il co-presidente dell’organizzazione per la difesa dei diritti umani “Madri dei soldati di Pietroburgo” Èlla Poljakova, la prostituzione dei soldati del reparto era un fenomeno su grande scala.

- Nell’estate del 2006 il comandante del reparto n. 48432 dell’esercito Nasim Nazarov ha ceduto il caporale Andrei Rudenko a un imprenditore locale per 65.000 rubli[37]. Secondo quanto è emerso dall’indagine, per più di un mese il soldato è stato impiegato in lavori di costruzione. A metà agosto, non lontano dal luogo di lavoro, il soldato è incorso in un DTP[38], a causa del quale ha perso in parte la vista e ha subito fratture gravi a entrambe le gambe. Non si è riusciti a nascondere il fatto, Nasim Nazarov ha ammesso di aver venduto il soldato, ma è stato condannato a un anno di prigione con la condizionale.

Di quanti soldati vengano venduti come schiavi parla anche solo il fatto che quest’inverno Sergej Ivanov[39] ha promesso di congedare 20 generali che hanno preso parte a questi traffici: quei pochi del cui “business” si è saputo. Nel 2006 per aver costretto a fare lavori non inerenti al servizio militare sono stati congedati tre generali. Contro 50 ufficiali sono stati aperti procedimenti penali.

- A metà aprile nella scuola superiore militare di artiglieria di Ekaterinburg[40] il direttore del poligono, il maggiore Aleksandr Lisovoj e il direttore del magazzino dell’armamentario missilistico e di artiglieria, il sottotenente Vladimir Kireevskij sono stati arrestati perché sospettati di avere organizzato delle sparatorie e un commercio di armi e munizioni. Questi avrebbero proposto (come armi con cui sparare o come armi da acquistare) pistole Makarov[41], lanciagranate, mitragliatori Kalašnikov e carabine Mosin[42]. Le agenzie di informazioni parlano continuamente di casi di militari che mettono in vendita armi da guerra, proiettili e materiale tecnico. Un BTR[43] usato, per esempio, viene proposto su Internet per 14.000 dollari.

Materiale preparato da
Elena L’vova

31.05.2007, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/color20/02.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Po vyzovu può significare sia “a richiesta” sia “su chiamata” (cioè “di leva”). Il gioco di parole è impossibile da tradurre.

[2] L’ensemble, composto da militari, che esegue canti e danze tradizionali e classici russi intitolato ad Aleksandr Vasil’evič Aleksandrov (autore della musica dell’inno nazionale sovietico, che, con un testo diverso, è divenuto l’inno nazionale russo).

[3] “Mazza” o “scettro”, simbolo del potere di un sovrano o di un condottiero. Bulava è il nome di un missile balistico russo lanciato dai sottomarini.

[4] “Cavalieri russi” (in russo Russkie Vitjazi), nome con cui è nota all’estero la pattuglia acrobatica della Federazione Russa.

[5] Vozdušno-Desantnye Vojska (Truppe Scelte Aviotrasportate).

[6] Rus’ è l’antico nome russo della Russia (quello moderno è Rossija). La pattuglia Rus’ è meno nota dei Russian Knights.

[7] INostrannoe GOSudarstvennoe STRACHovanie (Assicurazioni Statali per l’estero), cioè le ex assicurazioni di Stato sovietiche per l’estero.

[8] ROSsijskaja GOSudarstvennaja STRACHovaja kompanija (Compagnia Assicurativa Statale Russa).

[9] Tjumenskaja Neftjanaja Kompanija (Compagnia Petrolifera di Tjumen’).

[10] “Omega Metallo”, grande compagnia metallurgica russa.

[11] Nell’originale ë, prima lettera della più terribile imprecazione russa ëb tvoju mat’ (f… tua madre) e delle espressioni eufemistiche con cui viene sostituita.

[12] Cittadina a circa 60 km da Mosca, sede di un museo storico-militare.

[13] Elicottero da trasporto costruito nella fabbrica dedicata a Michail Leont’evič Mil’, il più importante ingegnere aeronautico sovietico.

[14] Elicottero leggero della stessa fabbrica.

[15] Elicottero di fabbricazione francese.

[16] Biplano Antonov a elica.

[17] Piccolo aereo a elica di fabbricazione ceca.

[18] Villaggio a circa 120 km da Mosca passato alla storia per la battaglia che oppose le truppe napoleoniche a quelle russe nel 1812.

[19] Moskovskaja Kol’cevaja Avtomobil’naja Doroga (AutoStrada Circolare Moscovita), sorta di “Grande Raccordo Anulare di Mosca”).

[20] Piccoli aerei costruiti dalla fabbrica Jakovlev.

[21] Aerei Il’jušin.

[22] Nome d’arte di Andrij Mychajlovyč Danylko, sorta di Platinette ucraina.

[23] Notare l’anacronismo.

[24] “Macchina da Guerra di Fanteria” (il corsivo è mio).

[25] “Il Komsomolec Moscovita”, un tempo organo dell’Unione della Gioventù Comunista – la cui sigla russa è Komsomol e i cui membri erano detti komsomol’cy –, adesso giornale popolare di basso livello.

[26] Circa 170 euro.

[27] 11-12 euro.

[28] Sorta di ravioli con ripieno sia dolce sia salato. Non so però se intenda dire altro…

[29] Edificio ottocentesco nel centro di Mosca un tempo adibito ad esibizioni equestri ed ora sede di mostre.

[30] Importante museo di Mosca.

[31] Denis Vasil’evič Davydov era però un condottiero militare, che prese parte alla battaglia di Borodino.

[32] Il principale aeroporto moscovita.

[33] “Canzone delle lepri”, colonna sonora di un celebre film commedia sovietico degli anni ’60, Brilliantovaja ruka (Il braccio di diamanti).

[34] Divisione di carristi così chiamata in memoria della battaglia di Kantemirovka (cittadina della Russia meridionale) durante la Seconda Guerra Mondiale.

[35] Le leggi russe non si identificano con un numero, ma con un titolo che ne esprime il contenuto.

[36] Federal’naja Služba Besopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), i servizi segreti russi.

[37] Circa 1860 euro.

[38] Dorožno-Transportnoe Proisšestvie (Evento di Trasporto Stradale), nome burocratico degli incidenti stradali.

[39] Sergej Borisovič Ivanov, allora ministro della Difesa, ora primo vice-premier e possibile “erede” di Putin.

[40] Città alle pendici degli Urali, nella Russia asiatica.

[41] Armi semiautomatiche di fabbricazione sovietica.

[42] Fucili della fabbrica fondata dall’ufficiale zarista Sergej Ivanovič Mosin.

[43] BroneTankovyj Rezerv (Riserva Mezzi Blindati), sigla che contraddistingue i mezzi blindati russi.

24 luglio 2007

Anna a Roma

Il luogo degli avvenimenti

Una via della Città Eterna

Roma non intende dimenticare Anna Politkovskaja

Domenica scorsa il sindaco di Roma Walter Veltroni ha dichiarato ufficialmente che presto una delle vie di Roma sarà intitolata ad Anna Politkovskaja.

Come ha comunicato la RIA[1] Novosti[2], il sindaco della capitale italiana ha detto quanto segue: “Nell’ambito della nostra missione di città della pace e del dialogo, voglio confermare che si è conclusa la procedura amministrativa per l’intitolazione di una strada ad Anna Politkovskaja. Tra qualche settimana un luogo di Roma porterà il nome di una donna russa, di una giornalista che ha pagato con la propria vita la propria aspirazione professionale e civile ad affermare la piena democrazia nel proprio paese”.

Su richiesta della “Novaja gazeta” la giornalista italiana Margherita Belgioioso[3] si è messa in contatto con il braccio destro del sindaco di Roma, il sig. Walter Verini[4], che ha raccontato i dettagli di questa decisione delle autorità cittadine della capitale italiana.

La via a cui sarà dato il nome di Anna si trova nel parco che circonda Villa Pamphili – una villa bellissima, costruita nel Rinascimento[5], che si trova nel cuore di Roma. In questo parco ci sono già alcune strade a cui sono state date i nomi di donne importanti, divenute celebri per aver lottato per i diritti umani. A parte questo, nel parco c’è via Luigi Calabresi (si tratta di un poliziotto[6], che fu ucciso dai terroristi a Milano negli anni ’60[7] e divenne un eroe nazionale[8]) e ci sono anche vie dedicate a D’Antona e Biagi – professori italiani, uccisi per mano dei militanti delle nuove Brigate Rosse negli anni ‘90[9].

L’iniziativa di intitolare una strada di Roma alla Politkovskaja è nata subito dopo il suo omicidio. L’idea è del sindaco Veltroni, ma anche della direzione della rivista italiana “Internazionale”, che spesso pubblicava gli articoli di Anna. L’idea è stata annunciata pubblicamente in una lettera aperta del sindaco, pubblicata su “Internazionale”. La rivista ha condotto anche un’iniziativa di massa: dopo l’omicidio di Anna ha stampato cartoline con la condanna dell’omicidio della Politkovskaja e la richiesta di un’indagine onesta, che i lettori della rivista hanno ritagliato, firmato e indirizzato all’ambasciata russa in Italia – di queste cartoline ne è stata spedita una grande quantità.

In questi giorni la procedura preparatoria ufficiale per l’intitolazione alla Politkovskaja di una strada romana è stata ultimata: la commissione culturale, di cui fanno parte grandi storici italiani e altri intellettuali (si chiama Comissione Toponomastica[10]) durante la sua seduta ha appoggiato l’iniziativa del sindaco Veltroni e ha scelto una strada concreta, che avrà il nome di Anna.

L’ufficio del sindaco di Roma, a quanto ha detto il sig. Verini, vorrebbe che la data della solenne inaugurazione di via Politkovskaja fosse scelta in accordo con la “Novaja gazeta” e che i suoi rappresentanti prendessero parte alla cerimonia.

Andrei Lipskij

31.05.2007, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/40/03.html



[1] Rossiijskoe Informacionnoe Agentstvo (Agenzia d’Informazione Russa).

[2] “Notizie” (il corsivo è mio).

[3] Corrispondente dell’“Espresso” da Mosca.

[4] Capo dello staff di Veltroni, ritenuto dagli avversari una sorta di “sindaco-ombra”.

[5] In realtà la villa è secentesca.

[6] Calabresi, com’è noto, era commissario, ma forse per “poliziotto” si può intendere chiunque faccia parte della polizia.

[7] In realtà era il 1972.

[8] Calabresi ha avuto la decorazione al Valor Civile solo nel 2004.

[9] In realtà Marco Biagi è stato ucciso nel 2002.

[10] In italiano (scorretto) nell’originale.

22 luglio 2007

La Cecenia e il regime dei colonnelli

Il nodo del Caucaso

Compagni di presa

La Cecenia viene ricostruita dai colonnelli arricchitisi durante la guerra

Purtroppo anche da questa Grande Guerra, in cui milioni di persone hanno dato la loro vita, qualcuno è tornato con valigie di trofei. Di questo cantava Vladimir Vysockij[1]: “Il Giappone dei trofei, la Germania dei trofei… E’ venuta la volta del paese di Limonija[2] – una vera e propria Čemodanija[3]”.
E poi c’è stato l’Afghanistan. E là ho incontrato non pochi “eroi” di Čemodanija.

Pareva che mi ci fossi abituato. Ma il cinismo delle due campagne cecene non ha paragoni. Al nemico sono state vendute non solo le armi, fra l’altro le più moderne, che non aveva neanche l’esercito russo (durante una delle operazioni del 1996 ai guerriglieri fu preso ai guerriglieri un BTR[4]-90 in fase di collaudo), ma anche persone: soldati e ufficiali. In questo modo il nemico ha accumulato un capitale, che in parte è stato utilizzato per sostenere la guerra e in parte è stato intascato da qualcuno.

Nel commercio di materiale umano si è particolarmente distinta la 58.a armata: la 19.a divisione (Vladikavkaz[5]) e la 136.a brigata di Bujnaksk (Daghestan). La vendita di soldati ai banditi della Cecenia ha avuto la sua massima fioritura negli anni 1998-1999 quando la 58.a armata era sotto il comando dei generali Sedjakin e Šamanov. (A proposito, adesso il generale di brigata Vladimir Šamanov è a capo della Commissione presidenziale per i prigionieri di guerra, gli internati e gli scomparsi, che della ricerca degli scomparsi in Cecenia di fatto non si occupa.)

Nell’estate del 1998 la brigata di Bujnaksk ha stabilito un record: in una volta sola ha venduto ai banditi dieci militari. Fino ad allora il record apparteneva alla brigata di guardie di frontiera di Nazran (Inguscezia): nell’aprile dello stesso anno erano state sequestrate otto guardie di frontiera.

Ma a Vladikavkaz si ingegnarono di vendere perfino i combattenti che si trovavano in ospedale. E a Machačkala[6] due soldati delle truppe interne[7] furono portati via direttamente dal 1° ospedale cittadino, dove si preparavano a operarli.

In alcuni casi si è riusciti a dimostrare che i mercanti erano dei commilitoni: nella stessa brigata di Bujnaksk, per esempio, un soldato che aveva venduto i propri commilitoni ha ricevuto trecento rubli[8] per ciascuno di essi.

Ma c’erano anche altre quotazioni: una militare dell’MČS[9] dell’Inguscezia, Radimchan Moguškova, ha chiesto migliaia di dollari per i soldati sequestrati. Il lavoro si svolgeva sulla base di una conduzione familiare. E così questa e il figlio Adam passarono dal commercio di soldati alla vendita delle loro madri e dei giornalisti. Nelle loro reti finirono il corrispondente di guerra delle “Moskovskie Novosti”[10] Dmitrij Bal’burov, il giornalista di Samara[11] Viktor Petrov e l’attivista di un movimento femminile Svetlana Kuz’mina.

Ad un ancor maggiore livello di professionalità si svolgeva il lavoro del RUBOP[12] del Caucaso Settentrionale (Nal’čik). Là i lottatori con il crimine organizzato si ingegnarono di vendere i loro colleghi: il colonnello Šapkin e il tenente colonnello Šartanov. I segreti di questo affare, su cui ho scritto a suo tempo, li conosce nei dettagli il capo del RUBOP del Caucaso Settentrionale, il generale di corpo d’armata della polizia Ruslan Jašugaov. Fra l’altro vendettero i colonnelli al luogotenente del terrorista Raduev Vacha Džafarov e furono tenuti prigionieri nella casa di Groznyj dell’allora ministro degli Interni dell’Inguscezia Daud Korigov. Questi era amico di Džafarov, andava abbastanza spesso a fare una visitina alla propria casa a Groznyj e là vide i propri colleghi sequestrati.

Un’introduzione così ampia è necessaria perché molto spesso mi chiedono: come hanno fatto gli “oligarchi” locali ad accumulare il capitale iniziale in Cecenia? In che modo, a parte che con il commercio di petrolio casalingo? La spartizione di fondi statali è già la seconda tappa dell’arricchimento e della concentrazione del capitale. Qualcuno ne sa qualcosa? Tutti. Così come sanno che nella lista dei ricchi della repubblica gli alti ufficiali delle forze dell’ordine non occupano gli ultimi posti.

Nella favola di Charles Perrault sul Gatto con gli stivali il re, dopo aver visto un bel palazzo, chiese a quelli che abitavano nei dintorni: ma chi ne è il padrone? Cosa gli risposero è noto: lo stesso che avevano detto dei campi, dei boschi e dei fiumi. In Cecenia episodi simili hanno preso ad accadere con invidiabile regolarità.

Ramzan Kadyrov, per esempio, passando per Urus-Martan[13], notò improvvisamente tra le comuni case di campagna un bel palazzo di mattoni rossi e chiese: “A chi appartiene questo ricco castello?”. Gli risposero: “Questa casa dietro un alto e possente cancello appartiene a un comune colonnello della polizia cecena, Sultan Satuev”.
Conosco abbastanza bene Sultan Satuev fin dalla prima campagna cecena[14]. Nell’agosto 1996, quando molti poliziotti ceceni combattevano con i guerriglieri, questi svolgeva il suo servizio all’aeroporto “Severnyj”[15]. E durante la seconda guerra cecena[16], già dopo aver comprato un appartamento a Mosca, improvvisamente ha fatto carriera: è diventato vice ministro degli Interni della repubblica. E ha prosperato in questo ruolo per sette anni.
Non so come abbia spiegato a Ramzan Kadyrov con quali soldi ha costruito un palazzo a Urus-Martan e una casa nella località di villeggiatura di Kavkazskie Mineral’nye Vody[17], ma il presidente ha apprezzato il talento commerciale di Satuev e qualche tempo fa lo ha nominato direttore generale dell’aeroporto di Groznyj.

Il colonnello Lema Magomadov fino a qualche tempo fa era considerato l’“eterno” capo della GAI[18] della Cecenia. Sia durante la prima sia durante la seconda guerra ha comandato questo ufficio.

Nell’agosto del 1996 con il battaglione dei servizi segreti della 205.a brigata motorizzata combattevo contro i guerriglieri nella zona del GAI della repubblica. Il 18 agosto, quando il generale Pulikovskij lanciò il suo ultimatum[19], già divenuto storico, il colonnello Magomadov ordinò ai propri uomini di abbandonare la posizione. E la GAI allora subì un saccheggio spietato, prima da parte dei soldati russi e poi da parte dei guerriglieri. Allora, nell’agosto del ‘96, avendo trovato in aeroporto il colonnello Magomadov, gli chiesi di darmi alcuni sottoposti per difendere l’edificio e i documenti che si trovavano là. Quei cinque coraggiosi ufficiali restarono con me fino alla fine, finché il comando federale non ci ordinò di lasciare la posizione.

Il colonnello Lema Magomadov e i suoi fratelli durante gli anni di guerra si costruirono dei palazzi nel villaggio natio di Alchan-Jurt[20]. Hanno appartamenti a Groznyj e a Mosca, nel prestigioso Kutuzovskij prospekt[21] e case nei luoghi di villeggiatura di Kavminvod[22].

Dopo essere diventato presidente della repubblica, Ramzan Kadyrov ha altamente apprezzato anche la vena commerciale del colonnello Magomadov e lo ha nominato vice-premier del governo della repubblica.

Il colonnello Achmed Chasambekov era a capo dei reparti strutturali del RUBOP del Caucaso Settentrionale. Durante la prima guerra i suoi sottoposti trascinavano i ceceni nel tristemente noto RUOŠ (Regional’noe Upravlenie operativnych štabov[23] del ministero degli Interni russo). Poi chiedevano soldi in cambio dei sequestrati. Di regola uomini mascherati portavano via le persone nella notte e poi, di giorno, uomini con le spalline offrivano i propri servigi per il riscatto di vivi e morti.

Durante le battaglie dell’agosto del 1996 Chasambekov scomparve del tutto. Alla vigilia del 6 agosto tutti sapevano della presa di Groznyj, che veniva preparata da parte dei guerriglieri, e il capo del reparto speciale del ministero degli Interni, il colonnello Chasambekov era obbligato a saperlo per primo. Ma ecco che scomparve. Fra l’altro il RUBOP di Chasambekov fu attaccato dai guerriglieri del suo compaesano – il bandito Arbi Baraev. Furono prese quasi tutte le armi del reparto di Chasambekov.

Dopo la prima guerra il colonnello Chasambekov comparve a Nal’čik[24] con un ruolo importante nel RUBOP del Caucaso Settentrionale. Comandava una sezione che doveva occuparsi della liberazione degli ostaggi. Allora molti sfortunati si rivolsero a me per lamentarsi di ufficiali di polizia che facevano proposte di tipo commerciale riguardanti loro parenti sequestrati o uccisi.

Il colonnello Chasambekov non si dimenticò dei propri compagni d’armi di Groznyj. Questi li reintegrò a una condizione: se ogni persona avesse riportato il proprio fucile automatico, sottratto un tempo dagli uomini di Baraev. Qualcuno riscattò la propria arma dai banditi, ma, di regola, comprarono i fucili automatici al mercato[25] – non importava che i numeri non corrispondessero.

Nell’ottavo anno della seconda campagna cecena il colonnello Achmed Chasambekov dirige in Cecenia il cosiddetto ORB-2 (operativno-razysknoe bjuro[26]), che non risponde al ministero degli Interni della Cecenia. Questo ufficio oggi ha la peggiore reputazione, proprio qui decine di persone sono scomparse senza lasciare traccia.

Oggi Achmed Chasambekov è uno dei più ricchi colonnelli non solo della Cecenia, ma della Russia e aspira a diventare nel più breve tempo possibile uno dei più ricchi generali del ministero degli Interni. A differenza dei suoi colleghi – i colonnelli Satuev e Magomadov – non intende per ora rinunciare alla propria carriera nella polizia.

Molti di quelli di cui ho raccontato e di quelli di cui non l’ho fatto sognano da tempo di andarsene in pace. Nel corso di due guerre hanno saputo accumularsi un capitale. Ma Kadyrov è un leader moderno, non ha bisogno di miseri novellini e perciò non può congedare gli ufficiali in gamba – come si lamentano gli stessi potenziali congedati – se non a una condizione: restituire il maltolto o costruire case ad altri ceceni.
E’ un management così evoluto…

Vjačeslav Izmajlov

28.05.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/39/13.html

(traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Vladimir Semënovič Vysockij, famoso poeta, attore e cantautore russo di epoca sovietica, piuttosto inviso al potere.

[2] Paese immaginario, qualcosa tipo il paese di Cuccagna.

[3] Da čemodan, “valigia”.

[4] BroneTankovyj Rezerv (Riserva Carristi), sigla che identifica i mezzi blindati russi.

[5] Capitale della repubblica caucasica dell’Ossezia Settentrionale.

[6] Città del Daghestan sulle rive del Mar Caspio.

[7] Cioè quelle truppe che fanno capo al ministero degli Interni.

[8] Attualmente 300 rubli equivalgono a 8,50 euro…

[9] Ministerstvo Črezvyčajnych Situacij (Ministero per le Situazioni di Emergenza), che equivale in un certo senso alla nostra Protezione Civile, ma che dispone di reparti militari.

[10] “Notizie Moscovite”, giornale di Mosca.

[11] Città della Russia centro-meridionale.

[12] Regional’noe Upravlenie po Bor’be s Organizovannoj Prestupnost’ju (Direzione Regionale per la Lotta con il Crimine Organizzato).

[13] Città della Cecenia centrale.

[14] Cioè dalla prima guerra cecena, condotta senza successo dalla Russia di El’cin negli anni 1994-1996.

[15] “Settentrionale” (aeroporto di Groznyj).

[16] La guerra iniziata nel 1999 come “operazione antiterroristica” e ufficialmente terminata con l’avvento al potere di Ramzan Achmatovič Kadyrov.

[17] Letteralmente “Acque Minerali Caucasiche”.

[18] Gosudarstvennaja Avtomobil’naja Inspekcija (Ispettorato Automobilistico Statale), in pratica la polizia stradale.

[19] Il 18 agosto 1996 il generale Konstantin Borisovič Pulikovskij intimò alla popolazione civile di Groznyj di lasciare la città conquistata dai guerriglieri prima dell’attacco dei russi. Alla fine però i russi se ne andarono e firmarono l’armistizio a Chasavjurt nel Daghestan.

[20] Vilaggio della Cecenia centro-meridionale nella provincia di Urus-Martan.

[21] Grande strada del centro moderno di Mosca (il corsivo è mio).

[22] Kavkazskie Mineral’nye Vody (vedi nota 17).

[23] Direzione Regionale dei Quartier Generali Operativi.

[24] Capitale della repubblica autonoma caucasica di Kabardino-Balcaria.

[25] A Groznyj, durante la prima guerra cecena (e forse anche dopo), i Kalašnikov si potevano comprare al mercato.

[26] Ufficio Operativo di Ricerca.

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Questo significa che non ho superato questo test sulla conoscenza di Internet a suo tempo segnalato dal buon S.B. Se ho capito bene, dovrei aver sbagliato il 58% delle risposte... Qualcuno dei miei lettori vuole provare a cimentarsi con il test?

21 luglio 2007

L'impatto delle nuove tecnologie

A differenza di tanti giovani di oggi, non sono nato connesso a Internet... Come chi segue il mio blog e ha qualche pur minima conoscenza informatico sa benissimo, sono un maneggione, la cui passione per tutto quello che è "computer e dintorni" è ben maggiore della conoscenza. D'altronde sono nato nel 1970, ho vissuto in un'era geologica in cui per computer si intendevano macchinari grandi come camion o giocattoli da un quarto di byte di memoria... Ma per capire che l'avvento di nuove tecnologie è sempre stato uno shock, si può vedere questo simpatico video norvegese. Ringrazio Paolo Attivissimo per averlo sottotitolato e inserito nel suo blog. Buon divertimento.

18 luglio 2007

Pace

Come molti miei lettori sapranno, sono in una situazione incresciosa. Per motivi che spiegherò più avanti è scoppiata una vera e propria guerra virtuale con la futura blogger Rosadimaggio. Non linko certi terribili "scambi di vedute" che ci sono stati, perché sono una pagina troppo triste della storia di questo blog e perché, torno a dire, molti sanno di cosa si tratta.
In realtà il solo problema di Rosadimaggio è quello di essere uno spirito libero, a cui vanno strette anche certe convenzioni della Rete. I suoi commenti ai miei post, e non solo ai miei, sono talora paradossali e ironici (ma decisamente azzeccati), talora sconcertanti nel loro apparente andare "fuori tema", talora irritanti per chi, come me, è portato a considerare certe frecciatine come ferite gravi e non come amichevoli punzecchiature.
Fra l'altro appellarsi alle convenzioni della Rete è abbastanza improponibile per uno come me. Uno che ha aperto un blog anche perché i suoi amici, parenti e conoscenti erano stufi di vedersi inviare gigabytes di e-mail contenenti un po' di tutto: dalle traduzioni di giornali russi alle barzellette, dai testi di canzoni agli appelli - insomma quello che vedete in genere nel mio blog. Qualcuno mi ha chiesto gentilmente di smettere di mandargli mail, qualcuno me lo ha chiesto con aria scocciata, uno mi ha fatto presente che il suo server mi aveva ormai catalogato automaticamente come spammer... Ma la cosa più grave è che ho continuato a violare le summenzionate convenzioni anche da blogger quando ho rimproverato Rosadimaggio per un commento fatto sul blog del mio carissimo amico Gabriele (e il fatto che si trattasse di una cosa che mi riguardava non è una grande attenuante). Di questo intendo finalmente chiedere scusa sia a lei sia a Gabriele. Anche perché è stato lì che la faccenda è degenerata: Rosadimaggio, sull'onda del comprensibile risentimento dovuto alla mia intrusione, ha finito col dire cose poco carine sui miei rapporti con i miei amici. Cose poco carine, ma che alla luce di quel "fattaccio" potevano apparire se non vere almeno verosimili...
Ma anche in seguito il mio comportamento è stato più che discutibile. Non volendo più finire a scontrarmi con Rosadimaggio, ho cominciato ad ignorare i suoi commenti, non prima però di averle rifilato un'altra stoccata con l'involontario aiuto di Morgan, al quale pure, a questo punto, penso di dovere delle scuse. Anche m1979 è stato in qualche misura coinvolto negli scontri e chiedo scusa anche a lui. Purtroppo, venendo meno alle mie convinzioni, ho preferito passare dalla guerra aperta a una sorta di "conflitto a bassa intensità" (per usare un'orrida espressione ultimamente entrata in voga) piuttosto che cercare di risolvere il conflitto.
E qui mi è venuto in soccorso Gabriele. Con questo post ha chiarito, col suo solito stile scanzonato e privo di qualsiasi retorica, che la situazione va risolta per davvero. Certo, non è facile. Ho riconosciuto le mie colpe, tendo una mano virtuale a Rosadimaggio, che non credo che la rifiuterà. Però so che, non appena mi arriverà un commento (anche "anonimo") che andrà a pestare certi miei calli, sarò tentato di reagire come ho fatto in precedenza. Voglio la pace e temo che dovrò fare un'altra guerra: contro me stesso. Ma forse basterà un po' di distacco. Imporsi di far passare un po' di tempo prima di rispondere. Forse anche attraverso una distanza temporale invece che spaziale si può vedere "quante cose sono solo fesserie", come canta il grande Vasco...