22 luglio 2007

La Cecenia e il regime dei colonnelli

Il nodo del Caucaso

Compagni di presa

La Cecenia viene ricostruita dai colonnelli arricchitisi durante la guerra

Purtroppo anche da questa Grande Guerra, in cui milioni di persone hanno dato la loro vita, qualcuno è tornato con valigie di trofei. Di questo cantava Vladimir Vysockij[1]: “Il Giappone dei trofei, la Germania dei trofei… E’ venuta la volta del paese di Limonija[2] – una vera e propria Čemodanija[3]”.
E poi c’è stato l’Afghanistan. E là ho incontrato non pochi “eroi” di Čemodanija.

Pareva che mi ci fossi abituato. Ma il cinismo delle due campagne cecene non ha paragoni. Al nemico sono state vendute non solo le armi, fra l’altro le più moderne, che non aveva neanche l’esercito russo (durante una delle operazioni del 1996 ai guerriglieri fu preso ai guerriglieri un BTR[4]-90 in fase di collaudo), ma anche persone: soldati e ufficiali. In questo modo il nemico ha accumulato un capitale, che in parte è stato utilizzato per sostenere la guerra e in parte è stato intascato da qualcuno.

Nel commercio di materiale umano si è particolarmente distinta la 58.a armata: la 19.a divisione (Vladikavkaz[5]) e la 136.a brigata di Bujnaksk (Daghestan). La vendita di soldati ai banditi della Cecenia ha avuto la sua massima fioritura negli anni 1998-1999 quando la 58.a armata era sotto il comando dei generali Sedjakin e Šamanov. (A proposito, adesso il generale di brigata Vladimir Šamanov è a capo della Commissione presidenziale per i prigionieri di guerra, gli internati e gli scomparsi, che della ricerca degli scomparsi in Cecenia di fatto non si occupa.)

Nell’estate del 1998 la brigata di Bujnaksk ha stabilito un record: in una volta sola ha venduto ai banditi dieci militari. Fino ad allora il record apparteneva alla brigata di guardie di frontiera di Nazran (Inguscezia): nell’aprile dello stesso anno erano state sequestrate otto guardie di frontiera.

Ma a Vladikavkaz si ingegnarono di vendere perfino i combattenti che si trovavano in ospedale. E a Machačkala[6] due soldati delle truppe interne[7] furono portati via direttamente dal 1° ospedale cittadino, dove si preparavano a operarli.

In alcuni casi si è riusciti a dimostrare che i mercanti erano dei commilitoni: nella stessa brigata di Bujnaksk, per esempio, un soldato che aveva venduto i propri commilitoni ha ricevuto trecento rubli[8] per ciascuno di essi.

Ma c’erano anche altre quotazioni: una militare dell’MČS[9] dell’Inguscezia, Radimchan Moguškova, ha chiesto migliaia di dollari per i soldati sequestrati. Il lavoro si svolgeva sulla base di una conduzione familiare. E così questa e il figlio Adam passarono dal commercio di soldati alla vendita delle loro madri e dei giornalisti. Nelle loro reti finirono il corrispondente di guerra delle “Moskovskie Novosti”[10] Dmitrij Bal’burov, il giornalista di Samara[11] Viktor Petrov e l’attivista di un movimento femminile Svetlana Kuz’mina.

Ad un ancor maggiore livello di professionalità si svolgeva il lavoro del RUBOP[12] del Caucaso Settentrionale (Nal’čik). Là i lottatori con il crimine organizzato si ingegnarono di vendere i loro colleghi: il colonnello Šapkin e il tenente colonnello Šartanov. I segreti di questo affare, su cui ho scritto a suo tempo, li conosce nei dettagli il capo del RUBOP del Caucaso Settentrionale, il generale di corpo d’armata della polizia Ruslan Jašugaov. Fra l’altro vendettero i colonnelli al luogotenente del terrorista Raduev Vacha Džafarov e furono tenuti prigionieri nella casa di Groznyj dell’allora ministro degli Interni dell’Inguscezia Daud Korigov. Questi era amico di Džafarov, andava abbastanza spesso a fare una visitina alla propria casa a Groznyj e là vide i propri colleghi sequestrati.

Un’introduzione così ampia è necessaria perché molto spesso mi chiedono: come hanno fatto gli “oligarchi” locali ad accumulare il capitale iniziale in Cecenia? In che modo, a parte che con il commercio di petrolio casalingo? La spartizione di fondi statali è già la seconda tappa dell’arricchimento e della concentrazione del capitale. Qualcuno ne sa qualcosa? Tutti. Così come sanno che nella lista dei ricchi della repubblica gli alti ufficiali delle forze dell’ordine non occupano gli ultimi posti.

Nella favola di Charles Perrault sul Gatto con gli stivali il re, dopo aver visto un bel palazzo, chiese a quelli che abitavano nei dintorni: ma chi ne è il padrone? Cosa gli risposero è noto: lo stesso che avevano detto dei campi, dei boschi e dei fiumi. In Cecenia episodi simili hanno preso ad accadere con invidiabile regolarità.

Ramzan Kadyrov, per esempio, passando per Urus-Martan[13], notò improvvisamente tra le comuni case di campagna un bel palazzo di mattoni rossi e chiese: “A chi appartiene questo ricco castello?”. Gli risposero: “Questa casa dietro un alto e possente cancello appartiene a un comune colonnello della polizia cecena, Sultan Satuev”.
Conosco abbastanza bene Sultan Satuev fin dalla prima campagna cecena[14]. Nell’agosto 1996, quando molti poliziotti ceceni combattevano con i guerriglieri, questi svolgeva il suo servizio all’aeroporto “Severnyj”[15]. E durante la seconda guerra cecena[16], già dopo aver comprato un appartamento a Mosca, improvvisamente ha fatto carriera: è diventato vice ministro degli Interni della repubblica. E ha prosperato in questo ruolo per sette anni.
Non so come abbia spiegato a Ramzan Kadyrov con quali soldi ha costruito un palazzo a Urus-Martan e una casa nella località di villeggiatura di Kavkazskie Mineral’nye Vody[17], ma il presidente ha apprezzato il talento commerciale di Satuev e qualche tempo fa lo ha nominato direttore generale dell’aeroporto di Groznyj.

Il colonnello Lema Magomadov fino a qualche tempo fa era considerato l’“eterno” capo della GAI[18] della Cecenia. Sia durante la prima sia durante la seconda guerra ha comandato questo ufficio.

Nell’agosto del 1996 con il battaglione dei servizi segreti della 205.a brigata motorizzata combattevo contro i guerriglieri nella zona del GAI della repubblica. Il 18 agosto, quando il generale Pulikovskij lanciò il suo ultimatum[19], già divenuto storico, il colonnello Magomadov ordinò ai propri uomini di abbandonare la posizione. E la GAI allora subì un saccheggio spietato, prima da parte dei soldati russi e poi da parte dei guerriglieri. Allora, nell’agosto del ‘96, avendo trovato in aeroporto il colonnello Magomadov, gli chiesi di darmi alcuni sottoposti per difendere l’edificio e i documenti che si trovavano là. Quei cinque coraggiosi ufficiali restarono con me fino alla fine, finché il comando federale non ci ordinò di lasciare la posizione.

Il colonnello Lema Magomadov e i suoi fratelli durante gli anni di guerra si costruirono dei palazzi nel villaggio natio di Alchan-Jurt[20]. Hanno appartamenti a Groznyj e a Mosca, nel prestigioso Kutuzovskij prospekt[21] e case nei luoghi di villeggiatura di Kavminvod[22].

Dopo essere diventato presidente della repubblica, Ramzan Kadyrov ha altamente apprezzato anche la vena commerciale del colonnello Magomadov e lo ha nominato vice-premier del governo della repubblica.

Il colonnello Achmed Chasambekov era a capo dei reparti strutturali del RUBOP del Caucaso Settentrionale. Durante la prima guerra i suoi sottoposti trascinavano i ceceni nel tristemente noto RUOŠ (Regional’noe Upravlenie operativnych štabov[23] del ministero degli Interni russo). Poi chiedevano soldi in cambio dei sequestrati. Di regola uomini mascherati portavano via le persone nella notte e poi, di giorno, uomini con le spalline offrivano i propri servigi per il riscatto di vivi e morti.

Durante le battaglie dell’agosto del 1996 Chasambekov scomparve del tutto. Alla vigilia del 6 agosto tutti sapevano della presa di Groznyj, che veniva preparata da parte dei guerriglieri, e il capo del reparto speciale del ministero degli Interni, il colonnello Chasambekov era obbligato a saperlo per primo. Ma ecco che scomparve. Fra l’altro il RUBOP di Chasambekov fu attaccato dai guerriglieri del suo compaesano – il bandito Arbi Baraev. Furono prese quasi tutte le armi del reparto di Chasambekov.

Dopo la prima guerra il colonnello Chasambekov comparve a Nal’čik[24] con un ruolo importante nel RUBOP del Caucaso Settentrionale. Comandava una sezione che doveva occuparsi della liberazione degli ostaggi. Allora molti sfortunati si rivolsero a me per lamentarsi di ufficiali di polizia che facevano proposte di tipo commerciale riguardanti loro parenti sequestrati o uccisi.

Il colonnello Chasambekov non si dimenticò dei propri compagni d’armi di Groznyj. Questi li reintegrò a una condizione: se ogni persona avesse riportato il proprio fucile automatico, sottratto un tempo dagli uomini di Baraev. Qualcuno riscattò la propria arma dai banditi, ma, di regola, comprarono i fucili automatici al mercato[25] – non importava che i numeri non corrispondessero.

Nell’ottavo anno della seconda campagna cecena il colonnello Achmed Chasambekov dirige in Cecenia il cosiddetto ORB-2 (operativno-razysknoe bjuro[26]), che non risponde al ministero degli Interni della Cecenia. Questo ufficio oggi ha la peggiore reputazione, proprio qui decine di persone sono scomparse senza lasciare traccia.

Oggi Achmed Chasambekov è uno dei più ricchi colonnelli non solo della Cecenia, ma della Russia e aspira a diventare nel più breve tempo possibile uno dei più ricchi generali del ministero degli Interni. A differenza dei suoi colleghi – i colonnelli Satuev e Magomadov – non intende per ora rinunciare alla propria carriera nella polizia.

Molti di quelli di cui ho raccontato e di quelli di cui non l’ho fatto sognano da tempo di andarsene in pace. Nel corso di due guerre hanno saputo accumularsi un capitale. Ma Kadyrov è un leader moderno, non ha bisogno di miseri novellini e perciò non può congedare gli ufficiali in gamba – come si lamentano gli stessi potenziali congedati – se non a una condizione: restituire il maltolto o costruire case ad altri ceceni.
E’ un management così evoluto…

Vjačeslav Izmajlov

28.05.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/39/13.html

(traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Vladimir Semënovič Vysockij, famoso poeta, attore e cantautore russo di epoca sovietica, piuttosto inviso al potere.

[2] Paese immaginario, qualcosa tipo il paese di Cuccagna.

[3] Da čemodan, “valigia”.

[4] BroneTankovyj Rezerv (Riserva Carristi), sigla che identifica i mezzi blindati russi.

[5] Capitale della repubblica caucasica dell’Ossezia Settentrionale.

[6] Città del Daghestan sulle rive del Mar Caspio.

[7] Cioè quelle truppe che fanno capo al ministero degli Interni.

[8] Attualmente 300 rubli equivalgono a 8,50 euro…

[9] Ministerstvo Črezvyčajnych Situacij (Ministero per le Situazioni di Emergenza), che equivale in un certo senso alla nostra Protezione Civile, ma che dispone di reparti militari.

[10] “Notizie Moscovite”, giornale di Mosca.

[11] Città della Russia centro-meridionale.

[12] Regional’noe Upravlenie po Bor’be s Organizovannoj Prestupnost’ju (Direzione Regionale per la Lotta con il Crimine Organizzato).

[13] Città della Cecenia centrale.

[14] Cioè dalla prima guerra cecena, condotta senza successo dalla Russia di El’cin negli anni 1994-1996.

[15] “Settentrionale” (aeroporto di Groznyj).

[16] La guerra iniziata nel 1999 come “operazione antiterroristica” e ufficialmente terminata con l’avvento al potere di Ramzan Achmatovič Kadyrov.

[17] Letteralmente “Acque Minerali Caucasiche”.

[18] Gosudarstvennaja Avtomobil’naja Inspekcija (Ispettorato Automobilistico Statale), in pratica la polizia stradale.

[19] Il 18 agosto 1996 il generale Konstantin Borisovič Pulikovskij intimò alla popolazione civile di Groznyj di lasciare la città conquistata dai guerriglieri prima dell’attacco dei russi. Alla fine però i russi se ne andarono e firmarono l’armistizio a Chasavjurt nel Daghestan.

[20] Vilaggio della Cecenia centro-meridionale nella provincia di Urus-Martan.

[21] Grande strada del centro moderno di Mosca (il corsivo è mio).

[22] Kavkazskie Mineral’nye Vody (vedi nota 17).

[23] Direzione Regionale dei Quartier Generali Operativi.

[24] Capitale della repubblica autonoma caucasica di Kabardino-Balcaria.

[25] A Groznyj, durante la prima guerra cecena (e forse anche dopo), i Kalašnikov si potevano comprare al mercato.

[26] Ufficio Operativo di Ricerca.

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