27 ottobre 2008

Intanto l'Inguscezia diventa la nuova Cecenia: c'è pure l'"inguscizzazione" del conflitto...

"Memorial": le azioni degli uomini delle forze armate provocano l’attivizzarsi dei militanti nel Caucaso settentrionale


Kavkazskij uzel [1], 27.10.2008 16:24

Il 20 ottobre a Parigi si è svolto l’ennesimo round di consultazioni tra gli attivisti per i diritti umani in Russia e i rappresentanti dell’Unione Europea. I difensori dei diritti umani hanno fatto notare l’attivizzarsi delle organizzazioni armate sotterranee nel Caucaso settentrionale in risposta alle torture, alle esecuzioni extragiudiziali e alla profilassi violenta portata avanti dalle forze armate.

Sulla base di sentenze della Corte Europea vengono pagati risarcimenti ai familiari delle persone uccise e sequestrate, tuttavia nessuno si accinge a cambiare le leggi che danno poteri illimitati alle forze armate.

Di questo si parla nel comunicato stampa dell’associazione per la difesa dei diritti umani “Memorial”, diffuso il 27 ottobre.

Alle consultazioni con la parte russa hanno preso parte gli attivisti per i diritti umani Sergej Lukaševskij e Ol’ga Šepeleva (Centro “Demos” [2]), Aleksandr Verchovskij (Centro "SOVA" [3]), Tamirlan Akiev (sezione inguscia di “Memorial”), Marina Piskljakova-Parker (Centro “ANNA” [4]) e Mara Poljakova (presidente di un consiglio indipendente di esperti di diritto, membro del consiglio per lo sviluppo degli istituti della società civile e per la difesa dei diritti umani del presidente russo).

Nel rapporto presentato dall’associazione per la difesa dei diritti umani “Memorial” si è fatto notare che l’attuale legislazione russa da alle autorità che lottano contro il terrorismo “poteri intollerabilmente ampi”.

Per esempio, la legge federale “Sulla lotta al terrorismo” [5] permette di arguire che il regime di conduzione di un’operazione antiterroristica (KTO [6]) può estendersi a qualsiasi territorio. La legge non prevede alcuna limitazione, neanche approssimativa, all’estensione di questo territorio. Il territorio, nei cui confini si introduce il regime di KTO, è determinato dal capo di questa, designato da non si sa chi (su questo la legge tace), soggetto solo al direttore dell’FSB [7]. Se questo equivarrà a una casa o a mezza Russia, lo decide un “capo” non diretto da alcuno, si fa notare nel rapporto.

Tuttavia, perfino disponendo di enormi poteri, le autorità “vanno continuamente e sistematicamente a infrangere direttamente le norme di legge, a compiere violenze illegali”, nota “Memorial”. Gli uomini delle forze armate percepiscono la loro totale mancanza di controllo e la loro impunità. Gli organi della procura non solo non fanno cessare le violazioni dei diritti umani, ma essi stessi non di rado operano in qualità di trasgressori. E’ del tutto evidente che tale pratica trova l’appoggio e la protezione delle più alte autorità russe, – fa notare “Memorial” nel rapporto.

Nei tre mesi estivi del 2008 in Inguscezia sono stati uccisi 29 militanti e feriti 75, in Cecenia – 33 e 70 rispettivamente. Il numero di perdite nelle forze armate in queste repubbliche ha raggiunto il livello di due anni fa – il periodo in cui agiva Basaev, si dice nel rapporto. Gli uomini di “Memorial” fanno particolare attenzione al fatto che per la prima volta il numero generale di perdite nella piccola Inguscezia ha superato quello della Cecenia.

I rappresentanti del ministero della Difesa e del ministero degli Interni russi affermano che l’attivizzarsi dei militanti in Inguscezia e in Daghestan sarebbe causato dal fatto che i militanti sono stati spinti là dalla Cecenia. Tuttavia gli attivisti per i diritti umani notano che in queste repubbliche si sono create organizzazioni sotterranee locali, fra l’altro grazie agli sforzi degli stessi uomini delle forze armate.

Nel rapporto si dice che nell’ultimo anno e mezzo, durante le operazioni speciali per gli arresti di sospetti di appartenere a formazioni armate illegali (NVF [8]), gli uomini delle forze armate preferiscano eliminarli [9] sul posto. In molti casi i testimoni affermano che le persone uccise non avevano fatto resistenza, ma che non avevano neanche tentato di arrestarli. Non di rado gli uomini delle forze armate mettono delle armi in mano alle persone uccise davanti agli occhi dei testimoni. Di conseguenza i familiari delle persone uccise entrano nelle NVF per vendicarsi sanguinosamente delle forze armate, si fa notare nel rapporto.

Insieme alle esecuzioni extragiudiziali in Inguscezia, “Memorial” ha registrato un nuovo incremento dei casi di sequestro di persona in Cecenia e in Daghestan a partire dal maggio 2008.

Tuttavia, se fino al giugno 2007 molti degli abitanti del Daghestan sequestrati sparivano senza lasciare traccia, adesso i familiari li trovano qualche giorno dopo in qualche ROVD [10] o nei carceri per la detenzione preventiva. Per allora la persona temporaneamente scomparsa con l’aiuto delle torture è riuscita a “confessare” di aver commesso crimini di tipo terroristico.

Dall’estate 2008 appare sempre più forte un’altra tendenza pericolosa. Le persone e le organizzazioni, che parlano delle violazioni dei diritti umani nel Caucaso settentrionale vengono sottoposte ad attacchi e persecuzioni mirate.

In Daghestan dalla primavera 2008 si è sviluppata una campagna volta a screditare l’organizzazione per la difesa dei diritti umani “Madri del Daghestan per i diritti umani”. Questa organizzazione da risonanza ai casi di sequestro di persona, tortura e falsificazione di procedimenti penali ed esige dalle autorità indagini e punizioni dei colpevoli. A persecuzioni è stata sottoposto anche il giornale “Černovik” [11].

In Cecenia, nonostante le affermazioni delle autorità sul raggiungimento di una stabilità generale, queste non riescono a schiacciare del tutto la resistenza armata. Il sistema essenzialmente totalitario istituito in questa repubblica causa sentimenti di protesta tra i giovani. Un nuovo mezzo di pressione sui familiari dei “militanti” è l’incendio delle abitazioni delle loro famiglie. Al PC [12] “Memorial” sono noti 17 casi di incendi del genere, verificatisi nell’estate di quest’anno.

Da aprile fino al 9 ottobre la Corte Europea per i diritti umani ha emesso sentenze su undici nuovi casi di istanze di abitanti della Cecenia. Tutti questi riguardavano violazioni di diritti umani compiute durante lo svolgimento di operazioni antiterroristiche. Nel complesso la Corte Europea ha emesso 37 sentenze su istanze di abitanti della Cecenia e dell’Inguscezia, danneggiati nel corso di operazioni antiterroristiche. Tutte le sentenze, tranne una, sono state emesse in favore dei querelanti.

Ai querelanti i risarcimenti pecuniari vengono pagati nel tempo indicato e per intero. I procedimenti penali vengono riavviati. Tuttavia le inchieste vengono portate avanti pro forma, le indagini si trascinano in modo ingiustificato. Nonostante l’evidente complicità nei crimini da parte di autorità concrete, nessuna di esse viene chiamata a rispondere in sede penale, si fa notare nel rapporto.

Non è stata chiarita la sorte di alcuna delle persone “scomparse”, su cui la Corte Europea per i Diritti Umani ha emesso sentenze. E tanto meno si è intrapreso qualcosa per introdurre qualche emendamento negli atti normativi che regolamentano l’operato delle forze armate nelle zone dei conflitti interni – la legislazione sulla lotta contro il terrorismo e gli statuti delle forze armate. Tra l’altro la necessità di introdurre tali emendamenti deriva direttamente da alcune sentenze della Corte Europea per i Diritti Umani, si fa notare nel rapporto di “Memorial”.

Tra l’altro, come ha dichiarato il corrispondente di “Kavkazskij uzel”, il membro di “Memorial” Aleksandr Čerkasov, la situazione nella repubblica di Inguscezia è vicina alla guerra civile – tra le forze armate ingusce da una parte e i loro consanguinei desiderosi di vendetta dall’altra.


[1] “Nodo del Caucaso”, sito legato all’associazione “Memorial” (Memoriale), nata per difendere la memoria delle vittime del regime sovietico e tuttora attiva nella difesa dei diritti umani in Russia.

[2] Centro per la difesa dei diritti umani.

[3] Agenzia di informazioni indipendente.

[4] Associazione per la difesa dei diritti delle donne legata ad “Amnesty International”.

[5] Le leggi russe non hanno un numero, ma un titolo.

[6] KontrTerrorističeskaja Operacija (Operazione AntiTerroristica).

[7] Federal’naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l’erede del KGB.

[8] Nezakonnye Vooružënnye Formirovanija (Formazioni Armate Illegali).

[9] Letteralmente “annientarli”.

[10] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione Provinciale degli Affari Interni), in pratica la sede provinciale della polizia.

[11] “Brutta copia”.

[12] Pravozaščitnyj Centr (Centro per la Difesa dei Diritti Umani).



http://www.ingushetia.org/news/16313.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

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