21 dicembre 2009

Come la Russia in via di modernizzazione tutela i diritti umani

Anche a loro dicono: “Ponaechali[1]



Come lavora in Cecenia il Gruppo mobile riunito di giuristi e attivisti per i diritti umani delle regioni russe


Ai primi di dicembre ai giuristi del Gruppo mobile riunito di attivisti per i diritti umani si è rivolto il 54enne abitante del villaggio di Gojty [2] Andan Ibragimov. Il 20 ottobre fu rapito suo nipote 19enne Sajd-Salech e il giorno seguente nel villaggio di Gojty due case di suoi parenti (in una viveva la sua vecchia madre, l'altra era vuota) furono bruciate da agenti delle strutture armate della Cecenia, tra cui c'erano agenti del cosiddetto reggimento petrolifero (reggimento di polizia sotto il comando di organi extra-istituzionali del ministero degli Interni della Repubblica Cecena).

Secondo la versione ufficiale, ci fu uno scontro, i terroristi risposero al fuoco, rimasero feriti due poliziotti ceceni e uno morì. Sul luogo dello scontro gli abitanti del villaggio di Gojty videro due cadaveri di militanti, uno dei quali era abbastanza strano – fortemente congelato.

Dopo l'operazione speciale Andan Ibragimov e sua nuora Raisa Turlueva furono portati allo ROVD [3] della città di Urus-Martan [4] e furono accusati di favoreggiamento di terroristi. Fra l'altro, a tarda sera dello stesso giorno entrambi furono rilasciati. Ma qualche tempo più tardi ad Andan telefonò un inquirente della polizia e gli chiese di tornare subito allo ROVD. Da là lo portarono a Groznyj dal comandante del “reggimento petrolifero” Šerip Delimchanov.

Nell'ufficio oltre al comandante si trovavano due alti ufficiali che avevano preso parte all'operazione speciale condotto quel giorno nel villaggio di Gojty. In tutto c'erano 12-15 persone in uniforme militare. Ad Andan Ibragimov chiesero in forma ultimativa di rinnegare il proprio nipote 19enne Sajd-Salech, studente del 2° anno dell'Istituto Petrolifero della città di Groznyj. Poi portarono nell'ufficio lo stesso Sajd-Salech, sequestrato alla vigilia – il 20 ottobre.

“Ho notato del sangue sul volto di mio nipote, – scrive Andan Ibragimov nella dichiarazione per gli attivisti per i diritti umani e per la procura. – Il ragazzo era evidentemente impaurito, alle domande rispondeva senza pensare, con degli scioglilingua. Tutti i presenti mi assicurarono che avrebbero immancabilmente ucciso mio nipote per l'uccisione di un poliziotto nel cortile della nostra cosa, che erano una fratellanza, che avevano giurato di vendicare ogni agente ucciso. Ma alla fine dell'interrogatorio dissero quanto segue. Se Sajd-Salech avesse collaborato con loro nella ricerca e nell'eliminazione dei militanti, forse gli avrebbero dato una chance… Chiesi a Sajd-Salech di collaborare con le strutture armate per conservarsi in vita… Sajd-Salech in presenza di tutti mi dette parola che avrebbe collaborato con gli organi… Da allora nessuno di noi l'ha più visto e dove sia recluso non è noto…”

Andan tentò di far avviare un procedimento penale per il sequestro del nipote, ma gli inquirenti del distretto di Ačchoj-Martan [5] si sono rifiutati di inserire nel protocollo dell'interrogatorio le informazioni sull'interrogatorio notturno nell'ufficio del comandante del reggimento petrolifero. Come risulta dalla dichiarazione di Ibragimov: “Invece l'inquirente scrisse che il luogo in cui si trova mio nipote mi è ignoto… Se, come ha detto l'inquirente tutte le mie deposizioni fossero risultate nel protocollo dell'interrogatorio, allora avrebbe dovuto fare richiesta al “reggimento petrolifero” perché gli consegnassero mio nipote. E allora gli agenti di questo reggimento mi costringeranno a fare le deposizioni che vorranno…”

Andan Ibragimov ha comunque insistito perché nella sua dichiarazione fossero registrati tutti i fatti. Inoltre ha chiesto di far risultare nel protocollo che teme pressioni da parte degli agenti degli organi per la tutela dell'ordine.

Il dieci dicembre Andan Ibragimov si è rivolto per aver aiuto agli attivisti per i diritti umani del gruppo mobile. E dopo le loro richieste alla fine gli inquirenti hanno avviato una verifica sulla base della dichiarazione di Ibragimov.

Il 15 dicembre Ibragimov è stato convocato al “reggimento petrolifero”. Con lui sono andati i giuristi del gruppo mobile, che accompagnano Ibragimov praticamente 24 ore su 24. Ha avuto luogo una conversazione con Šerip Delimchanov. Questi ha detto che Ibragimov fa rumore per nulla, rivolgendosi alla procura: “Non ho paura di questo, posso risolvere le questioni portandole fino a Mosca”. A proposito di Sajd-Salech Delimchanov ha detto: “Se n'è andato da me, 100 persone lo confermeranno, è salito in macchina e se n'è andato e dov'è andato non lo so, forse a combattere per i wahhabiti [6]. Ma non dimostrerai che era da me! Come lo dimostrerai, chi lo confermerà? Non ci sono prove! E non ci saranno…”

Dopo questa conversazione i giuristi del Gruppo mobile riunito hanno scritto una dichiarazione per il procuratore generale Čajka, in cui chiedevano di avviare immediatamente un procedimento penale per il sequestro di Ibragimov Sajd-Salech e di garantire la sicurezza dell'autore della dichiarazione, dei suoi familiari e delle sue proprietà.

Nel frattempo il plenipotenziario per i diritti umani della Cecenia Nurdi Nuchažiev ha riunito tutti gli attivisti locali per i diritti umani e ha dichiarato i membri del Gruppo mobile riunito persone non grate, che vadano nella repubblica dei Komi [7] o a Voronež [8] e là studino i casi di tortura e lottino per i diritti umani.

Elena Milašina
su informazioni del Gruppo mobile riunito di attivisti per i diritti umani

21.12.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/142/13.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Letteralmente “sono/siete arrivati in massa”. Intraducibile espressione di disappunto per l'arrivo di persone sgradite, con l'augurio implicito che se ne vadano.

[2] Villaggio della Cecenia centrale.

[3] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione Provinciale degli Affari Interni), in pratica la sede provinciale della polizia.

[4] Città della Cecenia centrale.

[5] Città della Cecenia centrale.

[6] In Russia per “wahhabiti” si intendono gli estremisti islamici in generale.

[7] Repubblica autonoma della regione uralica, popolata per la maggior parte dal popolo ugro-finnico dei Komi.

[8] Città della Russia centro-meridionale.

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