26 marzo 2011

Putin, un presidente di fatto con diritto di ingerenza

Putin di nuovo non colpevole




La commissione inquirente ha ritenuto che il primo ministro non abbia esercitato pressioni sulla corte nel caso Chodorkovskij


L'intervento di Vladimir Putin del 16 dicembre dello scorso anno durante la linea diretta trasmessa dai canali televisivi federali a molti ha ricordato la dichiarazione: “Dobbiamo partire dal fatto che la colpevolezza del signor Chodorkovskij è stata provata in tribunale”.

Essenzialmente, questo era l'annuncio dato il 27 dicembre della sentenza del giudice Viktor Danilkin – dopo le parole del premier nessuno dubitava quale sarebbe stata, per assurdi che fossero gli argomenti dell'accusa.

La scrittrice pietroburghese Nina Katerli ha indirizzato una petizione al capo della Commissione Inquirente Aleksandr Bastyrkin, ritenendo che “nella dichiarazione di Putin possano esservi indizi del reato previsto dal c. 1 dell'art. 294 del Codice Penale della Federazione Russa: “ingerenza in qualunque forma nell'operato di un tribunale allo scopo di ostacolare il corso della giustizia”.

Per quasi un mese la petizione ha viaggiato tra le istanze. Alla fin fine è capitata nella sezione inquirente inter-circoscrizionale di Ostankino [1] della direzione inquirente dello SVAO [2] della città di Mosca. Da qui a metà marzo è giunta una risposta, datata 20 gennaio (cioè la risposta ha viaggiato per quasi due mesi!), a firma del facente funzione di vice-capo della sezione R.I. Il'gizarov. In essa a Katerli si rifiutava non solo di aprire un procedimento penale, ma perfino di condurre la verifica che aveva chiesto.

“Chiarisco che forme di ingerenza illegale nell'operato di un tribunale possono essere l'indicazione diretta o indiretta a una persona di decidere un caso in questo o in quel modo, – comunica il sig. Il'gizarov. – Per le azioni previste dall'articolo 294 del Codice Penale della Federazione Russa è indispensabile una diretta premeditazione e anche un fine indirizzato all'ostacolo al corso della giustizia per mezzo di una privazione nei preposti pubblici ufficiali della possibilità di esaminare il caso secondo i principi di indipendenza e imparzialità. Gli argomenti indicati nel Suo appello riguardo all'ingerenza di Putin V.V. nell'operato del tribunale… non trovano conferma oggettiva e sono basati solo su congetture. Cosicché non ci sono motivi per condurre una verifica”.

Merita notare che, a giudicare dal testo della risposta, l'istanza di Katerli sia giunta a Il'gizarov il 19 gennaio – e già il giorno seguente questi ha chiarito che era “basata su congetture”. Tuttavia gli inquirenti avrebbero potuto stabilire questo solo nel corso di una verifica, che è stata rifiutata.

Motivo, premeditazione e fine (di cui scrive Il'gizarov) nel diritto si chiamano “lato soggettivo del reato”. Questi si stabiliscono solo “sulla base di deposizioni rese da una persona e anche sulla base di un'analisi e di una valutazione degli indizi oggettivi di reato”. A differenza degli indizi del lato oggettivo del reato, che “sono accessibili alla percezione immediata di altre persone”. In questo caso gli indizi oggettivi sono evidenti: è stata compiuta un'azione del tutto “accessibile alla percezione di altri”, – Putin è intervenuto in diretta. Ma gli indizi soggettivi si stabiliscono solo nel corso di una verifica. Per legge questa verifica viene condotta su qualsiasi istanza di un cittadino – non è prevista alcuna eccezione. Solo conducendo una verifica (e anche aprendo un procedimento penale e conducendo le relative indagini) si può giungere alla conclusione che gli argomenti del querelante sono basati su congetture.

“Il dispositivo dell'articolo 294 del Codice Penale della Federazione Russa, – dice uno degli avvocati di Michail Chodorkovskij – Jurij Šmidt, – parla di ingerenza nell'operato di un tribunale “in qualunque forma”. Quali possano essere queste forme – la legge non lo stabilisce. Capisco benissimo che lo stesso pensiero di condurre una qualche verifica nei confronti di Putin, per non parlare di una sua convocazione per un interrogatorio, spaventi gli inquirenti, che hanno cercato in qualsiasi modo di evitarla, senza preoccuparsi della legalità. In questo caso, rifiutando a Nina Katerli perfino la conduzione di una verifica, esigono quanto al reato ciò che nella legge non c'è”.

Secondo Šmidt, Vladimir Putin è intervenuto contando sulle proprie parole, sapendo ottimamente come la sua parola si ripercuota e conoscendo benissimo le proprie possibilità. E perciò, dice l'avvocato, “dal mio punto di vista, ha luogo una diretta ingerenza nella giustizia, tra l'altro da parte di una persona che detiene formalmente la seconda, ma di fatto la prima carica dello Stato”.

A conferma di quanto detto c'è la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo sul caso n. 42095/98 “Daktaras contro la Lituania”, dove la CEDU ha sottolineato l'importanza della scelta delle parole delle alte cariche nelle proprie dichiarazioni fatte prima della fine di un processo e del riconoscimento di una persona come colpevole di una trasgressione della legge. Citiamo: “La presunzione di innocenza viene violata, se nelle dichiarazioni di un'alta carica nei riguardi di una persona accusata di aver compiuto un reato penale si esprime un'opinione sulla sua colpevolezza prima che questa sia stabilita secondo la legge”.

Ancora una conferma – la disposizione della Corte Costituzionale della Federazione Russa del 17 luglio 2007 sul caso dell'anarchico di Iter [3] Pëtr Rauš. In questa viene detto direttamente che una limitazione al diritto costituzionale alla giustizia è, in particolare, “la sostituzione furtiva di elementi, sufficienti per l'apertura di un procedimento penale, di dati su indizi oggettivi di reato con dati indispensabili per rinviare a giudizio una persona concreta”.

E ultima cosa: com'è noto, i rappresentanti del potere (tra cui gli uffici stampa del tribunale) hanno accusato molte volte i mezzi di informazione di massa che raccontavano l'essenziale del caso di Chodorkovskij e Lebedev e anche le figure pubbliche che li ritenevano innocenti di “pressioni sul tribunale”. La tristemente nota “lettera dei 55” [4], in realtà, era stata scritta proprio per questo.

Tuttavia qui non si può parlare di “pressione” – ogni caso clamoroso viene trattato dai mezzi di comunicazione di massa e nessuna legge gli proibisce di raccontare processi di grande risonanza. E di certo né i mezzi di comunicazione di massa, né il pubblico possono dare indicazioni a un tribunale o impedire ai giudici di decidere un caso secondo la legge. Ma le alte cariche possono farlo. E proprio perciò la legge glielo proibisce severamente.

Per una cosa da poco – per rispettare la legge.

P.S. Nina Katerli è intenzionata a fare appello contro il rifiuto, che viola i suoi diritti, di condurre una verifica sul “caso Putin” – prima tra le istanze nella Commissione Inquirente e poi, se sarà necessario, anche in tribunale, fino alla Corte Europea.

Boris Vyšnevskij
osservatore della "Novaja gazeta"

24.03.2011

[1] Quartiere della periferia nord-orientale di Mosca.

[2] Severo-Vostočnyj Administrativnyj Okrug (Circondario Amministrativo Nord-orientale).

[3] Nome colloquiale di San Pietroburgo.

[4] Lettera firmata da 55 rappresentanti della scienza, della cultura e dello spettacolo, in cui si invitava a giudicare Chodorkovskij e Lebedev secondo giustizia e senza condizionamenti.

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