16 maggio 2011

Per il regime di Putin una fine violenta o una "exit strategy"?

Si può scongiurare il '17?




Sullo sfondo della crescita degli umori di protesta sempre più spesso si sentono paragoni con il 1916. E come nel febbraio 1917 nessuno difese lo zar, nessuno difenderà l'attuale potere


Presentiamo alla vostra attenzione il testo polemico del co-presidente del partito “Causa di destra” [1] Leonid Gozman. Il politico Gozman è convinto che la ricezione dell'attuale potere russo come estraneo e perfino “di occupazione” cessi di essere privilegio di radicali psichicamente malati. E propone soluzioni che, a suo parere, possono ancora salvarci tutti dall'incarnarsi nella vita dello scenario più terribile.

La situazione nel paese

La situazione nel paese diviene sempre più angosciosa:

– il potere perde impetuosamente autorità e fiducia. Praticamente nessuno associa alcuna speranza all'attuale leadership del paese. Il massimo grado di lealtà al sistema è la convinzione che gli altri saranno ancora peggio. La disillusione o, nel migliore dei casi, l'indifferenza hanno preso tutti gli strati della società – vecchi e giovani, uomini d'affari e lavoratori statali, intellettuali e funzionari;
– il senso di ingiustizia della vita, la convinzione nell'amoralità dello stesso potere e di chi sia partecipe di esso sono divenute universalmente diffuse;
– lo stato diviene meno efficiente. E' evidente per tutti l'incapacità del potere di fare i conti con la corruzione e con il terrorismo, con la crescita dei prezzi e con l'arretratezza tecnologica;
– il fatto che negli ultimi dieci anni non sia stato raggiunto alcuno degli scopi dichiarati dal potere viene riconosciuto da un sempre maggior numero di cittadini;
– l'élite al potere non si presenta come un'unica squadra. Nella cerchia più vicina alle più alte personalità ci sono sostenitori di vie opposte di sviluppo del paese, il che rende l'elaborazione e la realizzazione di qualsiasi politica articolata del tutto impossibile;
Sullo sfondo della crescita degli umori di protesta sempre più spesso si sentono paragoni con il 1916. E come nel febbraio 1917 nessuno difese lo zar, nessuno difenderà l'attuale potere.

I rischi dell'inerzia

Il sistema politico che si è formato è evidentemente inadeguato alle esigenze del giorno d'oggi, non può garantire né il graduale sviluppo del paese, né la sicurezza e la tranquillità dei cittadini. Il potere tra l'altro si trova in un vuoto informativo – i normali canali di feedback, la televisione, per esempio, sono stati sostituiti da un flusso informativo generato dal potere stesso. Questo da la possibilità di ignorare con successo la crescente insoddisfazione e, nelle grandi cose, di non cambiare niente, limitandosi a riparazioni cosmetiche dove sarebbero necessarie ristrutturazioni.

In caso di prosecuzione dello scenario di inerzia appare probabile la realizzazione delle seguenti minacce:

un ulteriore inasprimento dei rapporti tra le etnie. La mancanza di soluzione dei problemi delle etnie, l'ignoranza dei rapporti di inimicizia tra diversi gruppi etnici e il sostegno di fatto ai nazionalisti di parte dell'élite di potere e delle forze dell'ordine molto probabilmente ci porteranno a una nuova guerra nel Caucaso e a nuovi atti terroristici e anche a scontri nelle grandi città;
– l'approfondimento dell'arretratezza tecnologica della Russia rispetto ai paesi sviluppati, la trasformazione di esso in un qualcosa di insuperabile per principio. Il tempestoso sviluppo delle alte tecnologie nel mondo significa che, se nei prossimi tre-cinque anni da noi non ci sarà un progresso essenziale in questa sfera, come minimo per qualche decennio futuro o perfino per sempre saremo destinati a trovarci ai margini della civiltà mondiale. La leadership del paese, capendo ciò, indubbiamente, vuole modernizzare l'economia, ma non vuole categoricamente mutamenti nel sistema politico. Tuttavia le possibilità di costruzione di un'economia innovativa nell'ambito di un regime autoritario sono ristrette per principio. La continua emigrazione di giovani di talento è solo uno dei sintomi dell'inadeguatezza delle nostre istituzioni alle esigenze della modernizzazione;
– la realizzazione in Russia di uno “scenario arabo”. La presenza nelle grandi città di una massa critica di cittadini pronti ad azioni di protesta, la sensazione di una giustificazione morale di tali azioni
(la ricezione dell'attuale potere russo come estraneo e perfino “di occupazione” cessa di essere privilegio di radicali psichicamente malati) significa che l'esplosione può verificarsi in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo. Tra l'altro non è importante quale percentuale della popolazione costituiscano i potenziali partecipanti alle proteste, è importante se sono sufficienti per occupare la piazza principale del paese. I cittadini osserveranno la rivolta con partecipazione o con indifferenza. L'unica risorsa del potere in questo caso è la forza. Tuttavia non è affatto evidente che a disposizione delle autorità ci sono armate pronte ad aprire il fuoco sui concittadini, ma una nuova “domenica di sangue” [2] prolungherebbe solo l'agonia. Inoltre si ha voglia di credere che non verrà dato un ordine del genere. Ma il risultato della rivoluzione, chiunque la capeggi e sotto qualsiasi slogan inizi, sarà l'instaurazione, dopo un inevitabile periodo di caos sanguinoso, di un regime ben più crudele e antidemocratico di quello odierno.

Le vie d'uscita

Un'evidente priorità per ogni forza politica responsabile, così come per ogni persona normale, è la garanzia di un passaggio pacifico a un sistema più democratico ed efficiente. Ora non si tratta già più di correttivi, sia pure sostanziali, di distinte direzioni di politica interna ed estera, ma di scongiurare una catastrofe. Gli interessi della burocrazia al governo e della società in questo caso coincidono. La società è interessata alla formazione di uno stato orientato al paese e non a se stesso, i funzionari alla sicurezza, che in casa di sconvolgimenti rivoluzionari non sarà precisamente garantita.

Una variante ideale sarebbe l'accordo tra la società e la burocrazia al governo. Come minimo tale accordo dovrebbe includere i seguenti momenti:

– lo svolgimento di elezioni della Duma e presidenziali sotto il controllo di un Consiglio creato allo scopo, costituito da rappresentanti di tutti i gruppi sociali e del potere. Il compito del Consiglio sarebbe la garanzia di libertà e possibilità di propaganda, di registrazione di chi desideri partecipare alle elezioni e il controllo sul processo di votazione e di conteggio dei voti;
– garanzie contro la persecuzione politica a tutti i partecipanti al processo elettorale e rinuncia del potere all'uso di misure repressive nei loro confronti;
– rinuncia degli attuali leader di “Russia Unita” a partecipare alle elezioni e ad un'ulteriore partecipazione al potere. Garanzie di sicurezza ad essi stessi e alle loro famiglie.

Il soggetto degli accordi da parte della società – un Comitato di Concordia Nazionale, per esempio – potrebbe essere formato da rappresentanti di varie forze politiche, tra cui anche di quelle non registrate ufficialmente, da rappresentanti della società civile, da giornalisti autorevoli, blogger, ecc. L'esperienza di paesi passati con successo e pacificamente da un regime autoritario a uno democratico mostra che il compito dell'organizzazione del dialogo tra società e potere è di principio risolvibile. E i timori nei confronti del fatto che con libere elezioni ottengano successo le forze di sinistra e i nazionalisti, anche se si presentano del tutto fondati, non devono essere usati per fermare il processo – il mantenimento dell'attuale sistema garantisce la catastrofe e il successo delle forze antidemocratiche alle elezioni in primo luogo potrebbe anche non essere tanto massiccio, in secondo luogo sarà corretto nell'ambito del seguente ciclo elettorale.

Un'altra variante meno radicale consiste nella rinuncia di “Russia Unita”al monopolio del potere. Questa rinuncia deve avere forma non di dichiarazione, ma di aperto passaggio di parte dell'élite al governo a un altro partito, con il che sarebbe formalizzata politicamente la presenza nell'attuale potere di opinioni diverse per principio sul futuro della Russia. La concorrenza tra “Russia Unita” e i partiti della parte separata dell'élite, certo, sarebbe molto lontana dalla normale concorrenza politica, ma ciò sarebbe un passo nella direzione giusta. L'uso delle risorse amministrative tra l'altro diminuirebbe sostanzialmente e, in ogni caso, si attuerebbe negli interessi non di uno, ma come minimo di due partiti. Il parlamento formato come risultato di tali elezioni e in seguito anche il governo rifletterebbero in grado ben maggiore di oggi lo spettro di umori politici nella società e avrebbero maggiore legittimità. E questo – insieme alla speranza che le prossime elezioni siano già veramente democratiche, – diverrà un fattore che favorisce il carattere pacifico di espressione dell'insoddisfazione.

E infine la terza variante consiste nel fatto che, indipendentemente da come andranno le elezioni della Duma di Stato, alle elezioni presidenziali vadano entrambi i membri del tandem al governo. Si capisce, questa scelta non ha niente in comune con una situazione normale, quando la cerchia dei pretendenti è determinata dalla reale popolarità e dall'influenza e non dall'appartenenza al potere esistente. Tuttavia anche in questo caso il processo elettorale cessa di essere una farsa, dove il totale è noto da prima e i “concorrenti” svolgono il ruolo dei clown degli intermezzi al circo. Chiunque dei membri del tandem vincesse, diverrebbe non il presidente designato, ma quello eletto, con essenzialmente maggiore legittimità. Questo di per se favorirà lo sviluppo di strutture civili e politiche nel paese nei sei anni seguenti e darà una chance reale perché le elezioni presidenziali del 2018 si svolgano secondo standard democratici.

Tutte e tre le varianti richiedono la comprensione da parte delle più alte personalità dello stato dell'indispensabilità di una trasformazione radicale del sistema. Purtroppo per ora non c'è tale comprensione. Per di più la creazione di un Fronte panrusso dice che buona parte dell'élite al potere sceglie per principio un'altra strada, aspirando a garantire la propria legittimità per mezzo di manipolazioni che non hanno a che fare con la società. Ma ciò non significa che i passi per scongiurare la catastrofe sociale non debbano essere elaborati e valutati. Nel potere, tra l'altro anche ai suoi piani più alti, ci sono abbastanza persone, il cui senso di responsabilità o perlomeno il cui istinto di autoconservazione può renderli più capaci di giungere a un accordo.

Se il potere nel più breve tempo non prenderà contatti, il campo di manovra si restringerà nettamente. L'attuale legislazione elettorale e, cosa principale, le pratiche elettorali non lasciano speranze di qualche trasformazione sostanziale del sistema in conseguenza delle elezioni. Non di meno un gruppo democratico alla Duma è estremamente indispensabile e ciò significa che i partiti di indirizzo democratico devono partecipare alle elezioni. Perfino in caso di sconfitta, che la CIK [3] può fissare con qualsiasi risultato, la stessa campagna elettorale è un mezzo di propaganda. E' indispensabile sia nel corso delle elezioni, sia usando qualsiasi altra possibilità convincere la società e il potere che la strada attuale è una strada che porta in un vicolo cieco, se non in un precipizio. Una tale propaganda non è senza senso. Le azioni dei più alti funzionari, per esempio la campagna di PR che il premier conduce intensivamente, mostrano che questi capiscono l'indispensabilità di un sia pur minimo sostegno da parte della popolazione – dichiarare semplicemente la vittoria, se non verrà recepita come tale, è troppo pericoloso.

Se il nostro paese non si getterà nel nazional-socialismo o nella rivoluzione, presto o tardi tornerà sulla strada dello sviluppo democratico. La domanda è quando questo si verificherà, quanto tempo è rimasto prima del '17, ce la faremo?

Leonid Gozman
(“Causa di destra”) –
speciale per la “Novaja gazeta”

12.05.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/050/12.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Partito di orientamento moderato.

[2] La repressione della manifestazione pacifica a Pietroburgo il 22 gennaio 1905.

[3] Central'naja Izbiratel'naja Komissija (Commissione Elettorale Centrale).

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