26 settembre 2011

Come sarà la Russia con la fine del reggente e il ritorno dello zar Vladimir?

"Il tutore del posto"-2




Il ritorno di Vladimir Putin in ogni caso avvierà il meccanismo della crisi in Russia


Nel luglio 2007, quando i piani di Vladimir Putin per il 2008 erano ancora ignoti, pubblicai sulla "Novaja gazeta" una colonna che si intitolava "Il tutore del posto". Supponevo che Vladimir Putin non avrebbe corso per un terzo mandato, avrebbe mandato avanti al suo posto un presidente fittizio, che avrebbe garantito che gli avrebbe restituito la poltrona quattro anni dopo. La funzione di questa persona sarebbe stata proprio conservare la poltrona a Vladmir Putin e restituirla integra e conservata. Sabato lo stesso Vladimir Putin ha confermato che ero nel giusto, notando che con Dmitrij Medvedev si erano messi d'accordo su tutto già qualche anno fa.

Ciò in cui il piano di Vladimir Putin si è rivelato più ingegnoso e fine delle mie supposizioni è la tipologia del "tutore del posto". Dargli i tratti di una persona giovane, moderna, che pare intervenire per il rinnovamento e che con questo attira a se le élite antiputiniane è una fregatura di grande ingegno! Tra l'altro, penso, i principali mangiatori di questa ingegnosa lapša [1] dovevano essere, secondo l'idea degli autori, non tanto le élite antiputiniane all'interno del paese, quanto i leader dei paesi occidentali. Questi, come i loro elettori, non potevano non capire con il tempo che davanti a loro c'era un presidente fantoccio. Ma l'immagine liberale del sig. Medvedev giustificava anche ai loro occhi e agli occhi dei loro elettori il fatto essenzialmente brutto che questi – leader realmente eletti delle prime potenze – erano costretti a sedere al tavolo delle trattative non con il leader del paese, ma con un "tutore del posto".

Il vero nucleo di tutta questa macchinazione con il "tutore del posto" non è, tra l'altro, quanto astutamente Vladimir Putin abbia mantenuto la promessa di non correre per un terzo mandato (a tutta evidenza, era stata fatta a Boris El'cin il 31 dicembre 1999) e allo stesso tempo non l'abbia mantenuta. La cosa principale di questa macchinazione è il profondissimo disprezzo espresso da Vladimir Putin per ciò che si chiama politica pubblica e per le istituzioni formali. Questo disprezzo è anche il simbolo della fede e il credo politico di Vladimir Putin e della sua cerchia, a cui, indubbiamente, appartiene anche Dmitrij Medvedev. Con la loro operazione brillantemente svolta hanno semplicemente spalmato e asciugato gelatina e moccio sulla faccia di tutti quelli che credono negli istituti formali e nella politica pubblica.

Questo è stata solo un particolare round della discussione alta e di principio sui diversi tipi di comando e organizzazione della società. "Gli istituti sono una manfrina, la mafia è una forza!" Ecco cos'è stato dichiarato oggi al congresso di "Russia Unita" con ovazione entusiasta dei delegati. Cosa ci porterà il seguente round dell'alta discussione? Vedremo Dmitrij Anatol'evič, lasciando la via della presidenza liberale, passa alla via del premierato liberale. E' il suo nuovo-vecchio ruolo. Continuerà a modernizzare la Russia. I consiglieri possono iscriversi in fila. Sarà facile e piacevole. Cambieranno le lampadine.

Il sistema politico-economico si muoverà con slancio verso l'ideale del regime cleptocratico. Gli economisti descrivono tale regime come una delle conseguenze della "maledizione delle risorse". Per i sostenitori di questa teoria sarà interessante.

Vladimir Putin è destinato a passare il tempo che gli resta in politica lottando per il proprio potere. Il problema sta nel fatto che Vladimir Putin NON E' AMATO [2]. Non è amato sul serio e, pare, non è amato già quasi più da nessuno. E' destinato a una parte difficile e spiacevole della sua vita. Per il paese nel suo complesso, a quanto mi pare, si possono vedere due scenari di base. Nel primo - positivo (!) – i problemi economici cominciano a scuotere attivamente il sistema politico già nel prossimo futuro (anni 2012-2014). L'aspirazione a sostenere artificialmente la crescita economica e il livello di consumi porta le finanze pubbliche fortemente fuori dall'equilibrio. La crisi politica spezza il sistema putiniano. In questo scenario abbiamo una più o meno normale crisi economica e in seguito una crisi politica. Tali crisi non sono terribili, sono normali per lo sviluppo.

Nello scenario negativo la situazione economica riesce a stabilizzarsi in una prospettiva a medio termine in uno stato peggiore, ma accettabile. Una qualche crisi nella periferia (evidentemente, di nuovo nel Caucaso) permette a Vladimir Putin di dimostrare di nuovo la propria "necessità" (e chi altro di loro è pronto a dare l'ordine di compiere un blitz in una scuola, per esempio?). In questo caso, a mio parere, la probabile crisi si sposterà alla fine del decennio, ma sarà una crisi non economica e politica, bensì una crisi di sistema. Una crisi di sistema è qualcosa tipo quello che osservammo negli anni 1989-1991. Quando i sistemi di comando cominciano a crollare contemporaneamente a tutti i livelli, tutte le strutture di potere risultano illegittime agli occhi della popolazione. E verrà colpito, di conseguenza, il concetto stesso di stato. Paradossalmente (fantastichiamo) proprio questo indubbiamente spiacevole scenario può portare all'ennesimo rinascimento del concetto di stato russo (forse in una qualche forma confederata), che aprirebbe prospettive inattese nei decenni seguenti.

In un modo o nell'altro, lasciando perdere fantasie a lungo termine, si può dire che il ritorno di Vladimir Putin in ogni modo avvierà il meccanismo della crisi in Russia. Putin non ha né sufficiente legittimità, né risorse per eliminare quelle contraddizioni del sistema politico-economico, il cui creatore è stato in sommo grado egli stesso. E non ha sostegno, il che è molto importante. Perciò gli toccherà cercare di ottenere molto denaro e forza. In generale niente di buono, né per lui, né per noi.

Kirill Rogov
osservatore indipendente

24.09.2011, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/data/2011/107/02.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] "Tagliatella", in senso figurato "fregatura".


[2] Rilievo grafico dell'originale.

Nessun commento: