21 settembre 2011

Gorbačëv e una Russia da rifare

Michail Gorbačëv: per andare avanti è necessario cambiare il sistema




Più mi incontro con la gente, leggo, osservo gli avvenimenti e gli umori sociali che si evolvono, più percepisco una crescente inquietudine della gente. Il riconoscimento del degrado dello stato e della demoralizzazione della società diventa una diagnosi accettata da tutti.

E' sempre più evidente che il sistema di rapporti tra il potere e la società formatosi in Russia non garantisce né la sicurezza personale dei cittadini, né una vita degna per loro, né un vero (e non artefatto) rispetto per la Russia nel mondo. Circa metà dei russi interpellati ritiene che la Russia vada "nella direzione sbagliata". Un senso di situazione da vicolo cieco si sente anche nella classe politica.

E' difficile evitare l'impressione che al potere russo manchi la volontà politica e la prontezza di cercare una reale via d'uscita. Questo si limita a misure cosmetiche e ancor più spesso a imitazioni di riforme e a dichiarazioni sonanti. E' evidente che potenti interessi personali e corporativi sono legati per il mantenimento dello status quo.

Perfino molti di quelli che riconoscono l'indispensabilità di un mutamento confidano in riforme dall'alto, attendendole dal Cremlino. Forse ci basiamo ancora sullo "zar-riformatore" e non sulle nostre forze? Forse consideriamo ancora il popolo bestiame?

Altri fanno appello a mutamenti "graduali e evolutivi". Io stesso sono contrario a "grandi scuotimenti". Ma ci sono mutamenti che semplicemente non possono essere graduali. Come si può introdurre gradualmente, passo dopo passo, la supremazia del diritto? Questo significa che l'azione della legge inizialmente si diffonderà solo su distinte categorie della popolazione? E quali allora? E gli altri – si troveranno in una "zona grigia"? O in uno stato di gente di seconda classe?

E come, diciamo, introdurre "evolutivamente" il principio della concorrenza politica? E chi determinerà su chi si diffonderà e su chi no?

La mancanza di volontà di iniziare le riforme o l'aspirazione a limitarsi a cambiamenti parziali spesso viene spiegata non con la paura di perdere il potere, ma con l'aspirazione a evitare una nuova dissoluzione della Russia. Ma è proprio la mancanza di mutamenti che minaccia di provocare instabilità e di mettere a repentaglio il futuro del paese.

La campagna elettorale che si è avviata ed è già diventata rumorosa e scandalosa sembra l'ennesimo "villaggio di Potëmkin" [1]. Le autorità non nascondono neanche l'aspirazione a difendersi da una vera concorrenza e a garantire la propria autoconservazione. Forse a vita?

Tutto questo mi rammenta gli anni '80 dello scorso secolo. Ma allora trovammo comunque in noi le forze di togliere dalla società il "cerchio di ferro" della non libertà. E cominciò un sollevamento politico mai visto. La gente andò sempre più decisamente con le proprie richieste, la cui essenza era: "Così non si può più vivere!"

La leadership dell'URSS riconobbe che il sistema sovietico era inefficace e bloccava lo sviluppo. Ci decidemmo a fare riforme radicali – nonostante tutti i pericoli e i rischi. Cominciammo a smontare il monopolio del potere del PCUS e andammo alle prime vere elezioni della storia sovietica.

In una parola la perestrojka fu la risposta al vicolo cieco di allora. Per la prima volta nella storia russa la gente acquisì la possibilità di esprimere la propria volontà. Sullo sfondo dell'attuale mancanza di vitalità della scena politica e di una società silenziosa quel tempo sembra un vero trionfo della democrazia.

Ma, ahimè, a noi – il potere e tutta la società di allora – non riuscì portare la perestrojka fino in fondo e creare un sistema che si fondasse sulla concorrenza politica e garantisse la libertà e la glasnost'.

La perestrojka fu interrotta. Negli anni '90 il potere finì nelle mani di persone che, sotto la copertura di slogan democratici compirono una scelta antidemocratica. Per di più il nuovo strapotere fu completato da un capitalismo oligarchico con sfumature criminali.

Gli anni Zero, creando l'illusione della stabilità e del benessere, sono stati il periodo del divoramento delle materie prime. La Russia è risultata un fenomeno unico – al mondo non c'è mai stata una potenza nucleare basata sulle materie prime.

Il potere si è rinchiuso in un "bunker" e si è difeso con lo scudo impenetrabile di ogni sorta di trucco, di "risorse amministrative" e di legislazione ipocrita, che rende impossibile il cambio di potere. La Russia torna all'epoca di Brežnev, dimenticando com'è finita quest'epoca. La gente crede sempre meno al potere, perde speranza nel futuro, la umiliano la povertà e i divari sociali che si approfondiscono sullo sfondo di grassi eventi glamour.

Altri cinque-sei anni per questa strada e sarà molto probabile che il paese non possa uscire dal vicolo cieco.

Come può la Russia tirarsi fuori dal vicolo cieco? Sarebbe ingenuo sperare che per questo siano sufficienti riforme economiche. E poi non ci saranno senza una trasformazione del sistema: senza liberare il nostro sistema elettorale da limitazioni artificiali non giustificate da niente tranne che dall'aspirazione dell'attuale "élite" a eternare il proprio dominio, senza creare istituti indipendenti di potere rappresentativo, giudiziario e di governo locale, senza consolidare i mezzi di informazione di massa, senza una società civile.

Questi mutamenti sono impossibili senza una riforma dell'attuale Costituzione, che consolida lo strapotere presidenziale, trasformando il presidente nel nuovo monarca russo. Oggi in Russia il potere esecutivo sovrasta la società e non è controllato da nessuno. Il presidente ha la possibilità di designare il proprio successore, prolungare o ristabilire il proprio potere grazie a elezioni telecomandate. Sotto una tale presidenza non ci sono i fondamenti per sperare in un normale funzionamento degli altri rami del potere e nella conservazione delle libertà civili. La cooptazione ha sostituito l'elettività.

Quelli che sono responsabili dell'attuale situazione del paese non potranno iniziare dei reali mutamenti, temendo che il loro potere ne sarebbe scosso. Nella storia non ci sono precedenti in cui un sistema superato sia stato riformato da chi era responsabile della sua creazione.

Per la Russia sono necessarie come l'aria le elezioni corrette e libere e la concorrenza politica. L'elettività e la mutabilità del potere sono condizioni indispensabili per un normale sviluppo della società contemporanea. Ma sono possibili solo con un rinnovamento radicale dell'attuale sistema e dei suoi sostegni portanti costituzionali e statali. Il cambio del potere con la conservazione del sistema precedente e delle vecchie regole del gioco porterà solo a far sì che al posto degli uni vengano gli altri, ma la carovana continui la sua strada verso il precipizio.

Toccherà riformare il paese nel complesso ambito interno e internazionale. Ma non c'è altra strada: la società ha bisogno della trasformazione di tutte le sfere della vita. E' necessario porre le basi dello stato e del sistema che servirà la società e non il contrario. Essenzialmente tale compito si risolverà per la prima volta nella storia russa e oggi nessuno ha ricette pronte su come fare questo. Perciò è necessario un ampio dibattito pubblico sulle strade per la costruzione di una nuova Russia.

Propongo di cominciare questo dibattito sulla piattaforma del dialogo civico e invito ad esso tutti quelli che sono realmente interessati ai mutamenti.

(Per "МК" [2] e la "Novaja gazeta")

20.09.2011, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/data/2011/105/14.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Cioè una cosa fatta per finta. Si narra (ma è solo una leggenda) che il favorito di Caterina II Grigorij Aleksandrovič Potëmkin avesse fatto costruire dei finti villaggi nelle terre conquistate agli Ottomani per impressionare l'imperatrice.

[2] Moskovskij Komsomolec (Il membro del Komsomol moscovita), un tempo organo del Komsomol (KOMmunističeskij SOjuz MOLodëži – Unione della Gioventù Comunista), adesso quotidiano popolare.

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