15 gennaio 2012

Cose turche dietro i luccicanti grattacieli di "Groznyj-city"?

I lavoratori edili ceceni hanno condotto un'azione di protesta a Groznyj

14 gennaio 2012, 23.32


Circa cento persone sono andate a manifestare il 13 gennaio nel centro della capitale della Cecenia, chiedendo che vengano pagati i loro stipendi. Tutti i manifestanti sono lavoratori della ditta turca Penta.

L'azione si è svolta nel viale Achmat Kadyrov, vicino al complesso di grattacieli "Groznyj-City", alla costruzione del quale hanno partecipato anche gli operai della ditta Penta. I partecipanti alla manifestazione chiedevano alle autorità di risolvere la questione del pagamento dei loro stipendi arretrati, che non ricevono da cinque mesi.

Come ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel" a condizione di restare anonimo uno  degli ex operai edili della ditta Penta, a tutte le richieste di estinguere i debiti nei loro confronti gli operai ricevono rifiuti e spesso anche aperte minacce.

"Ci siamo rivolti con questa questione a tutte le istanze possibili, siamo andati dal primo vice-premier del governo Magomed Daudov e da altri grandi capi, – dice il lavoratore edile. – Inizialmente ci hanno promesso collaborazione, ma adesso ci minacciano soltanto. Gli operai provenienti da Turchia e Azerbaijan, che lavoravano per la compagnia, sono già stati mandati a casa, anch'essi senza che gli venissero dati i soldi e a noi, lavoratori locali, propongono di chiedere i soldi al direttore della ditta. Tra l'altro essi stessi dicono che questi il 5 dicembre è fuggito dalla Cecenia".

Secondo la fonte, non hanno ricevuto lo stipendio per cinque mesi circa 2500 persone che lavoravano per la Penta. "Il direttore della ditta Siavush Mamedzade in estate e in autunno disse più di una volta che le autorità locali gli dovevano enormi quantità di soldi, ragion per cui non aveva la possibilità di pagarci gli stipendi. Disse che avevano promesso di dargli i soldi dopo la consegna del complesso "Groznyj-City", ma ciò non era avvenuto. Cos'è successo là in realtà, possiamo solo intuirlo. Ora comunque, approfittando del fatto che Mamedzade sarebbe fuggito dalla repubblica, le autorità danno tutta la colpa a lui, – ha sottolineato l'interlocutore. – Non ci interessano affatto le dichiarazioni, secondo cui il direttore della Penta è fuggito, lo cercano e così via. Abbiamo bisogno dei nostri soldi guadagnati onestamente, perché noi, così come i nostri capi, abbiamo famiglie che vanno nutrite".

Il conflitto intorno alla grande compagnia edile Penta, che si occupava dell'erezione di una serie di grandi edifici in Cecenia, cominciò alla fine di ottobre dello scorso anno, quando i lavoratori edili misero in Internet un comunicato sul fatto che per alcuni mesi non gli erano stati pagati gli stipendi e che erano trattenuti in Cecenia come ostaggi, a cui non era permesso lasciare il territorio dell'ostello che li ospitava.

Presto i lavoratori edili provenienti da Turchia e Azerbaijan che avevano lavorato per la Penta furono mandati fuori dai confini della repubblica, invocando come motivo i visti scaduti. Ai primi di dicembre le autorità cecene resero noto che il capo della ditta Penta Siavush Mamedzade era fuggito in Azebaijan senza aver pagato ai propri lavoratori 13 milioni di dollari.

La posizione di Mamedzade al momento presente non è nota. Ricordiamo che a novembre le forze dell'ordine cecene dichiararono che tra il capo della ditta edile e gli operai provenienti dalla Turchia era sorto un "normale conflitto sulla base dei rapporti di lavoro". Lo stesso Siavush Mamedzade allora definì le notizie su azioni illegali nei confronti degli operai una "provocazione", come riferì l'ufficio stampa del capo e del governo della Cecenia.

Come riferì "Kavkazskij uzel", all'inizio di novembre 2011 un caso analogo avvenne anche a un'altra compagnia edile che aveva lavorato in Cecenia – la "Bora İnşaat". Anche allora si trattava di sistematiche trattenute di stipendi. Gli specialisti turchi che avevano lavorato per questa compagnia furono pure inviati in patria e i lavoratori locali aspettano ancora i soldi che gli spettano. Le autorità cecene, a loro volta, dicono che il mancato pagamento degli stipendi della ditta "Bora İnşaat" è un affare interno della compagnia.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Il quartiere Staropromyslovskij [1] della capitale della Cecenia non può essere ricostruito per gli insufficienti pagamenti ai lavoratori edili", "Nella capitale della Cecenia vengono licenziati i lavoratori edili insoddisfatti del mancato pagamento degli stipendi", "Lo Specstroj [2] ripulisce dalle rovine il centro della capitale della Cecenia", "A Groznyj i lavori volontari di pulizia da dieci giorni si sono prolungati per due mesi".

Autore: Muslim Ibragimov; fonte: corrispondente del "Kavkazskij uzel"

"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/199267/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

Note
[1] Quartiere della zona nord-occidentale di Groznyj.

[2] "Costruzione Speciale", ente costituito per la ricostruzione della Cecenia e al centro di polemiche per i mancati pagamenti alle ditte edili che vi lavorarono.

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